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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronache marziane

Cronache marziane

A cura di Rossella Lamina

Rischiano il licenziamento per aver partecipato a “Presa Diretta”: è questa l’Italia che vogliamo?

Chi parla con i giornalisti è un uomo morto: due autisti, dopo aver partecipato a una recente puntata di “Presa Diretta” sono stati sospesi dal servizio. La loro colpa? Aver detto di fronte alle telecamere ciò che gli utenti dei mezzi pubblici romani vivono ogni giorno sulla propria pelle…

La sospensione che ha colpito Ilario Ilari e Valentino Tomasone, autisti e sindacalisti dell’USB,  è molto grave e prelude al licenziamento. In che modo le loro sarebbero state ‘dichiarazioni inerenti il parco automezzi aziendale circolante e la relativa manutenzione delle vetture altamente lesive dell’immagine dell’azienda”, come scrive la società Trotta Bus Service nella lettera inviata ai suoi due dipendenti?

Di fronte a Riccardo Iacona (uno che ancora va personalmente a documentare la realtà, nelle strade e nei capolinea di questo Paese) i due autisti hanno descritto il guasto a una vettura, hanno ricordato ciò che prevede il contratto di servizio stipulato dal Comune di Roma con il Consorzio Roma Tpl (che gestisce circa il 30% dei bus nella capitale), hanno espresso la loro empatia a quei poveretti di studenti che per il guasto non riuscivano ad andare a scuola: guardate qui la sequenza “incriminata”.

Questa ennesima approfondita inchiesta, realizzata dal programma di Rai 3 sui problemi del trasporto pubblico, ha messo in luce anche una via crucis che noi utenti romani conosciamo purtroppo molto bene: un servizio divenuto col tempo più scadente (e più caro), vetture sporche e scassate che viaggiano stipate come carri bestiame, ore di vita sprecate per coprire tragitti di pochi chilometri.

Quello che forse tanti utenti – spesso inferociti  - non hanno ben presente è che le cosiddette “linee periferiche” sono sì pagate con denaro pubblico, ma gestite in appalto da privati. Una esternalizzazione iniziata dopo il lontano 1999, anno in cui fa ingresso sul mercato dei trasporti romani una ATI (associazione temporanea d’impresa) per gestire le “linee J”, che avrebbero dovuto trasportare i pellegrini del giubileo del 2000. A giubileo finito, l’ATI si aggiudica diverse linee periferiche precedentemente gestite dalla Trambus SpA, interamente controllata dal Comune di Roma. Nel 2005 nasce poi la Tevere TPL S.c.a.r.l., che si aggiudica la gara indetta dal Comune conquistando il 20% del trasporto romano.

Già dal 2006 l’USB (all’epoca RdB) si attivò in vari modi sul problema della scarsa manutenzione delle vetture e della sicurezza di lavoratori e passeggeri, presentando fra l’altro un'interrogazione alla Commissione Speciale Lavoro del Comune di Roma da cui scaturì anche l’ipotesi di una rescissione anticipata del contratto col Consorzio Tevere Tpl.

Il servizio alla fine viene rimesso a gara: vince nel 2010 un altro consorzio, appunto il Roma Tpl, di cui fa parte anche la Trotta Bus Service e molte delle società già presenti nel consorzio precedente. E da ciò che anche le telecamere di “Presa diretta” hanno testimoniato, i problemi di manutenzione stanno ancora tutti in piedi – anzi, appaiono aggravati dal tempo e dall’usura.

Quello che tanti utenti – sempre più inferociti  - forse non sanno è che i dipendenti di Roma Tpl, (i quali percepiscono paghe inferiori ai loro colleghi in Atac)  sono costretti a continui scioperi per farsi pagare lo stipendio: un problema da tenere a mente quando alla fermata si inveisce contro tutto e tutti perché manca il bus, quando si invoca la vendita ai privati come soluzione di tutti i nostri problemi.

Dopo le parentopoli e la voragine nei conti lasciate in eredità dalla Giunta Alemanno, Marino ora paventa ulteriori aumenti degli abbonamenti ai trasporti, riservando ai pendolari la mela avvelenata dell’ingresso a pagamento nel cosiddetto anello ferroviario: un’altra bella batosta a chi, magari finito nell’hinterland per tagliare i costi dell’affitto, privo di un servizio di trasporto degno di una capitale e dunque costretto all’uso della macchina, si vedrà messo a carico un altro balzello per poter semplicemente recarsi a lavorare.

A Ilario Ilari e Valentino Tomasone, lavoratori e sindacalisti impegnati anche in difesa della nostra sicurezza di passeggeri, del nostro diritto alla mobilità, del nostro diritto ad esprimerci anche in quanto lavoratori, deve andare tutta la solidarietà dei cittadini romani e non solo di quelli: #iostoconilarioevalentino è l’hashtag per testimoniare il nostro sostegno.

Rischiano il licenziamento per aver partecipato a “Presa Diretta”: è questa l’Italia che vogliamo?

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