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Venerdì, 19 Aprile 2024
Curarsi mangiando

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A cura di Francesco Garritano

Esofago di Barrett: cos’è e come intervenire in maniera naturale

Avete mai sentito parlare di esofago di Barrett? Sicuramente alcuni lettori lo conosceranno, perchè alcunisono miei pazienti e sono affetti dalla patologia di cui oggi vi parlo. Vi invito pertanto alla lettura di questo interessante argomento!

Esofago di Barrett: vediamo insieme di cosa si tratta

Innanzitutto, l’esofago di Barrett è una patologia che interessa proprio l’esofago, e la caratteristica clinica è proprio l’anomalia a carico della parete che va a rivestire il condotto esofageo: in parole povere, cambia d’aspetto e di consistenza il condotto. Cosa succede? Vi è una sostituzione del normale tessuto che riveste l'esofago con un epitelio simile aquello che costituisce le pareti dello stomaco e del duodeno. In particolare, questo fenomeno va sotto il nome specifico di metaplasia.

Esofago di Barrett: cause e manifestazioni

Le cause che provocano l'esofago di Barrett sono in parte poco chiare, mentre vi è una concordanza scientifica sul fatto chequesto fenomeno metaplastico sia dovuto ai continui episodi di reflusso gastro-esofageo, quindi alle variazioni di pHcontinue, che vanno a stressare le cellule dell’esofago. Tra i numerosi fattori che contribuiscono a a tale fenomeno ritroviamo l'ernia iatale, il sovrappeso, il consumo di alcol e l'abitudine al fumo, nonché la gastrite. L'esofago di Barrett è uno stato patologico di natura benigna, tuttavia viene considerato una condizione pre-cancerosa in quanto, se non adeguatamente trattato, può portare ad una formazione neoplastica a carico dell’esofago: da metaplasia si può generare anaplasia con danni più consistenti per la salute.

La fetta di popolazione maggiormente candidata all’insorgenza della patologia è la fascia medio-adulta, dai 30-35 anni in su. Vi starete chiedendo ora: come fare ad accorgersi del problema? L'esofago di Barrett può essere asintomatico, ma nella maggior parte dei casi la sintomatologia tipica che si riscontra è quella del reflusso gastro-esofageo: rigurgito acido, bruciori, difficoltà a deglutire (disfagia) e perdita di peso significativa. Talvolta si riscontra anche esofagite, con nausea, tracce di sangue nel vomito, senso di pesantezza e dolore sotto lo sterno. Le possibili ulcerazioni e le perdite abbondanti di sangue sono il preludio di quello che potrebbe poi essere la genesi della condizione neoplastica a carico dell’esofago. L'esofago di Barrettsi diagnostica, in seguito ai sintomi tipici rilevati, solamente attraverso una gastroscopia con biopsia.

Esofago di Barrett: consigli pratici

Come trattare ora il problema? Innanzitutto, bisogna approcciarsi andando a contrastare il reflusso gastroesofageo che irrita la mucosa; negli stadi avanzati dell'esofago di Barrett, può essere necessario asportare o distruggere il tessuto anomalo con la resezione endoscopica o il trattamento chirurgico.
Per quanto riguarda la componente nutrizionale, ciò su cui è necessario intervenire è lo stile di vita e la nutrizione.

Innanzitutto, per trattare il problema relativo al processo infiammatorio, è indispensabile ridurre il consumo dei carboidrati raffinati, inserire la giusta quota proteica ai pasti, introdurre una giusta quantità di fibre sia solubili che insolubili in modo che tutti e tre questi elementi siano equamente ripartiti nella giornata, fare attività fisica soft in maniera costante, sono tutti elementi che sono di aiuto per il controllo dell’infiammazione. Anche bere acqua naturale abbondantemente e spesso durante il giorno aiuta a ripristinare i valori neutri del pH a livello delle pareti esofagee e anche a livello dello stomaco.   Vanno evitate inoltre le fritture, i cibi aciduli come agrumi, pomodoro, kiwi, vanno evitate sostanze come tè, caffè, menta e cioccolato, vanno evitati i cibi troppo caldi e troppo freddi.

La masticazione deve essere lenta e il cibo va masticato lentamente, in modo che il bolo alimentare non contenga elementi non correttamente digeriti, i quali rientrano tra le cause che provocano la maggiore produzione di acidi digestivi e l’innalzamento del grado infiammatorio.

La colazione deve essere più abbondante e la cena leggera, e non bisogna incorrere in fenomeni di digiuno i quali costituiscono la minaccia più temibile del reflusso acido lungo l’esofago. Inoltre, mai trascurare il sonno e soprattutto è importante dormire leggeri, senza aver mangiato in maniera eccessiva a cena, e soprattutto evitare di coricarsi sul lato destro in quanto si rischia più facilmente di avere la risalita degli acidi attraverso il cardias fino all’esofago.

E per quanto riguarda i rimedi naturali?

E’utile utilizzare innanzitutto il colostro, il primo latte materno che è in grado di ripristinare l’integrità della mucosa gastrica ed esofagea, uniti con elementi ricostituenti quali la vitamina D3, i betaglucani, lo zinco: questi elementi sono essenziali per aiutare a migliorare la salute della barriera gastroesofagea compromessa dall’attività degli acidi. Inoltre sostanze quali l’alfa-galattosidasi, le amilasi, le cellulasi, le lattasi e le amilasi, l’estratto secco di semi di Fieno greco (Trigonella foenum-graecum L.) (che favorisce anche il controllo glicemico mediante diversi meccanismi d'azione) aiutano i processi digestivi e limitano l’eccessiva produzione di succhi acidi gastrici.

Trovano la loro importanza nell’impiego del trattamento del reflusso gastroesofageo anche rimedi omeopatici come Kaliumbichromicum 9 CH e Argentumnitricum 9 CH, assumendo di entrambi 3-4 granuli 3-4 volte nel corso della giornata lontano dai pasti modulando la frequenza in base al miglioramento ottenuto. Il Kaliumbichromicum si utilizza in caso di gastrite mentre l'Argentumnitricum è utile in caso di reflusso gastroesofageo caratterizzato da frequenti eruttazioni acide.

Oltre a tutte le regole menzionate, alla masticazione lenta che svolge un'importante funzione nel miglioramento della digestione, riducendo la sintomatologia associata al reflusso, ci tengo a precisare che l’abbinamento di queste modifiche nutrizionali alla giusta attività fisica consente di ottimizzare i risultati nel trattamento per il reflusso, non solo nella fase acuta ma anche in maniera continuativa.

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