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Sabato, 20 Aprile 2024
Curarsi mangiando

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A cura di Francesco Garritano

Ipotiroidismo e metabolismo, cosa c'è da sapere sul TSH

TSH e non solo ft3 e ft4. Perché? Nell’articolo è tutto ben spiegato! Buona lettura!

Quando la tiroide è lenta

Diverse mie pazienti si lamentano di non riuscire a dimagrire pur scegliendo un regime alimentare salutare, trascurando la condizione di ipotiroidismo che le affligge. La tiroide è, infatti, una ghiandola in grado di svolgere numerose funzioni, tra le quali il mantenimento dell’equilibrio metabolico. Se soffriamo di ipotiroidismo il nostro metabolismo andrà a rilento ed il corpo tenderà ad accumulare. Questo succede perché l’ormone biologicamente attivo fT3 è coinvolto nella catena respiratoria che avviene all’interno del mitocondrio, tramite la quale si produce l’energia che servirà al nostro organismo per le sue attività metaboliche, sotto forma di ATP. La catena respiratoria, però, è in grado di produrre sia calore sia ATP, a seconda se gli assi metabolici siano attivati o meno. Infatti, in presenza di fT3, quindi quando la tiroide è attiva, la catena non sarà coinvolta nella produzione di ATP, ma parteciperà al processo di produzione del calore mediato dalle proteine disaccoppianti (UCP), quindi, l’organismo produrrà meno ATP, saranno meno i processi che utilizzeranno energia di sintesi (ATP), come ad esempio l’accumulo di grasso; contemporaneamente, però, produrrà calore (brucerà calorie per intenderci) che servirà per il mantenimento della temperatura dell’organismo, per questo motivo chi ha una tiroide funzionante non aumenta di peso ed ha un corpo caldo, mentre se non è funzionante si hanno brividi di freddo anche quando le temperature esterne sono alte.

L’asse tiroideo

Ma come si fa a mantenere in equilibrio l’asse tiroideo? Dobbiamo immaginare che i protagonisti dell’asse sono tre: l’ipotalamo, l’ipofisi e la tiroide; l’ipotalamo in seguito allo stimolo attivatorio produce il TRH, che arriva all’ipofisi stimolando il rilascio del TSH, che a sua volta promuove la sintesi degli ormoni tiroidei. Lo stimolo a livello ipotalamico è adeguato nel momento in cui vi è una sufficiente presenza di leptina in circolo, un ormone prodotto dal tessuto adiposo e che segnala all’ipotalamo la possibilità di aumentare il dispendio energetico, abbassando l’introito calorico. È proprio grazie alla leptina se riusciamo a dimagrire mangiando, infatti, chi mangia cibo in quantità, di qualità e si muove costantemente, non ha problemi di attivazione metabolica e la tiroide è in perfetto equilibrio.

Non solo ft3, ft4, ma anche TSH!

Spesso, con l’invecchiamento o col proseguire degli anni, il rischio di incorrere in ipotiroidismo aumenta  e ci sono prove che suggeriscono che aumenti lievi del TSH non siano associati ad alterazioni della qualità della vita, a sintomi, a problemi cognitivi , cardiovascolari e a mortalità nei soggetti più anziani. Esistono anche prove del fatto che il trattamento dell'ipotiroidismo subclinico lieve potrebbe addirittura  non favorire la qualità della vita e / o i sintomi nelle persone anziane, anzi è  probabile che alcuni pazienti più anziani con sintomi non specifici e ipotiroidismo subclinico lieve possano essere trattati con ormoni tiroidei e potenzialmente esserne danneggiati. Questo studio esamina l’ attuale letteratura relativa all'ipotiroidismo nell'individuo più anziano e valuta l'impatto del rapporto rischio / beneficio della terapia in questa fascia di età. I sintomi dell'ipotiroidismo nelle persone anziane non sono frequenti e non sono specifici , uno studio prospettico che confronta la frequenza dei sintomi riportati ha indicato che i pazienti ipotiroidei di età ≥70 anni hanno significativamente meno probabilità di lamentare un aumento di peso, crampi muscolari o intolleranza al freddo rispetto ai pazienti ipotiroidei di età <50 anni.

Un’altra particolarità da evidenziare è che l’intervallo elettivo a cui ci si è rifatti nei dati della ricerca è valido per tutte le fasce di età  e quindi vengono considerati “ipotiroidei”e trattati  anche  anziani che in realtà non  lo sono, lo studio quindi suggerisce la necessità di avere parametri di TSH ematico differenziati per età.

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