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Giovedì, 25 Aprile 2024
Curarsi mangiando

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A cura di Francesco Garritano

Istamina, cosa c’è da sapere sulla molecola responsabile di intolleranze e allergie

Se alcuni alimenti vi provocano una reazione fastidiosa, a volte anche importante, a livello dell’organismo, in seguito alla loro assunzione nella dieta, si tratta sicuramente di una cattiva tolleranza di questi: in particolare, oggi parleremo di una sostanza capace di provocare una reazione di cattiva tolleranza, o allergia in alcuni casi, e non si tratta né del nichel, né dei salicilati né del glutine… Oggi vi parlerò dell’istamina. Buona lettura!

Che cos’è l’istamina?

Premetto che quando si effettua la ricerca di un sensibilizzante o di un allergene, l’istamina non è tra le prime sostanze ad essere ricercate. Eppure, è tra i fattori che spesso si trovano coinvolti nei processi di ipersensibilizzazione dell’organismo nei confronti di determinati reagenti. Essa è una molecola presente all’interno del nostro organismo, in particolare un’amina biogena, che viene sintetizzata a partire dalla L-istidina, grazie all’istidina decarbossilasi ed accumulata all’interno di cellule come i mastociti ed i basofili, cellule coinvolte nella risposta allergica ed immunitaria, per poi essere degradata, invece, dall’enzima diammina ossidasi (DAO). Non si tratta di un semplice composto, infatti, l’istamina è coinvolta in diverse funzioni del nostro organismo, quali la digestione, la risposta infiammatoria (infatti ha azione vasodilatatoria, ipotensiva e permeabilizzante) e la neurotrasmissione.

Una reazione all’istamina può coinvolgere sia il sistema immunitario, in quel caso si parla di allergia all’istamina, sia può riguardare un deficit enzimatico causando l’intolleranza. Quest’ultima si può verificare in tre occasioni: se vi è un deficit della DAO, che quindi non degrada l’istamina, se questo stesso enzima viene inibito dall’assunzione di alcol e farmaci, infine, se assumiamo un’eccessiva quantità di istamina o di altre amine biogene tramite l’alimentazione. Dunque, l’istaminosi non è un’allergia, perché non si verifica una reazione del sistema immunitario, ma solo un’intolleranza enzimatica.

Istamina, reazione allergica o intolleranza: vediamo i casi

Innanzitutto chiariamo questo concetto: nel caso delle allergie immediate una persona, già sensibilizzata (cioè che ha già incontrato una sostanza x mantenendone la memoria) verso un particolare allergene (es: polline , acari, pelo di animale, un alimento ecc.) produce gli anticorpi specifici per quella sostanza che appartengono alla famiglia IgE. Il riconoscimento di un determinato antigene da parte dell’anticorpo IgE legato alla membrana dei mastociti tramite un recettore specifico, determina la liberazione di grandi quantità di istamina e di PAF da parte dei mastociti stessi che ha la funzione di cercare di espellere la sostanza pericolosa con cui siamo entrati in contatto. La risposta del nostro organismo sarà tanto veloce, quanto importante con la comparsa di asma, edema, dermatite, gonfiore, starnuto, prurito ecc. enon dipende dalla quantità dell’antigene con cui entriamo a contatto.

Nel caso delle ipersensibilità, invece, entrano in gioco delle reazioni cellulari senza che vi sia la mediazione delle IgE e dell’istamina e la comparsa della risposta del nostro organismo non si ha nell’immediatezza dell’esposizione alla /e sostanza /e, ma a distanza di tempo a seguito di una continua esposizione. Si parla di reazioni cellulo - mediate che prevedono l’intervento di linfociti e macrofagi (al posto dei mastociti), con liberazione pertanto del solo PAF (e non dell’istamina) in cui intervengono anticorpi di tipo IgG che sono definite anche allergie alimentari ritardate o foodsensitivities o fenomeni di infiammazione da cibo. Queste hanno la caratteristica di determinare una risposta allergica sovrapponibile, come sintomi, a quella immediata che compare nel tempo e che dipende non solo dal contatto con la sostanza, ma anche dallo stato dell’individuo: stress, perdita di sonno, situazioni infiammatorie pre – esistenti accelerano la reazione e la comparsa della sintomatologia.
Questa seconda modalità di reazione non viene rilevata con i metodi convenzionali che ci che consentono invece di valutare la prima: Prick test, Rast test, Prist test non saranno postivi se siamo di fronte ad una sensitivity ed è pertanto ricorrere a test che si basano su principi diversi e considerati non convenzionali dalla società scientifica, ma non per questo non scrupolosi e fondati su dati scientifici.

Sintomi e segni

Ora vi chiederete quali sono i principali sintomi attraverso cui riconoscere nello specifico tale problema: i sintomi possono differenziarsi; infatti, l’istaminosi permanente si manifesta con sintomi gastrointestinali, quali diarrea, gonfiore, crampi e rinite, mentre quella temporanea, causata dal consumo eccessivo di alimenti ricchi di istamina e di inibitori dell’enzima DAO, provoca la comparsa di cefalea, nausea, vertigini ed inappetenza.

Ma come riconoscere questa problematica se i sintomi menzionati si manifestano comunemente? Oltre a quelli citati sopra, l’intolleranza all’istamina si può manifestare anche con sintomi tipici dell’allergia, quali asma, orticaria, broncocostrizone e, a livello cardiocircolatorio, provoca vasodilatazione e maggiore permeabilità vascolare; dunque per riconoscere se si tratta di allergia o meno, i metodi utilizzati per la diagnosi al momento sono la valutazione dei sintomi e la scomparsa degli stessi, se i sintomi scompaiono in seguito ad un’alimentazione priva di istamina, oppure può basarsi su analisi del sangue, dosando i livelli di istamina plasmatica, di metilistamine nelle urine e l’attività enzimatica delle DAO nel siero.

Come approcciarsi alla cattiva tolleranza dell’istamina

Cosa fare nel momento in cui si riconosce la presenza di istaminosi? Sarà un po’ difficile all’inizio eliminare tutti i cibi che contengono e liberano istamina, perché sono quelli che più soddisfano il nostro palato, ma è importante eliminarli se si ha una carenza enzimatica per evitare risposte abnormi. Bisogna valutare, inoltre, che il contenuto di istamina in un alimento non è sempre uguale, infatti, varia a seconda della conservazione, del metodo di lavorazione e della stagionatura. Gli alimenti che ne contengono maggiormente sono i pesci (tonno, sgombro, sardina, aringa, acciuga, crostacei, frutti di mare), i formaggi stagionati, i salumi, le bevande fermentate (vino, champagne, birra), la carne e il pesce in scatola, gli spinaci, i pomodori, le noci, le fragole, le banane, il lievito ed i cibi fermentati. A preoccuparci devono essere anche i cibi liberatori di istamina, quali il cioccolato, l’ananas, le arachidi, le mandorle, le fave, i fagioli, le lenticchie ed il caffè.

Le linee guida, però, suggeriscono di valutare la reattività individuale dell’individuo ai differenti alimenti, suggerendo di riportare su un diario alimentare i sintomi provocati da ogni alimento consumato. Nella prima fase si dovrebbero limitare al minimo o addirittura eliminare gli alimenti contenenti istamina, per poi essere reintrodotti, uno alla volta, valutando la reazione ad ogni alimento.
 

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