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Venerdì, 29 Marzo 2024
Curarsi mangiando

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A cura di Francesco Garritano

Vitamina o ormone? Cosa c'è da sapere sulla vitamina D

Sembra riduttivo chiamarla vitamina, poiché svolge numerose funzioni, infatti la vitamina D è coinvolta in differenti meccanismi regolatori dell’organismo che leggeremo nell’articolo. Purtroppo, però, la maggior parte delle persone che si rivolgono a me ne sono carenti, vediamo come integrarla.

Una vitamina, un ormone

Spesso è definita un ormone sia per sottolinearne le innumerevoli funzioni, sia per perché la struttura chimica della vitamina D è molto simile a quella del colesterolo e del testosterone, in quanto si tratta di uno steroide. Sentiamo spesso parlare di un’unica forma di vitamina, in realtà, ne esistono tre: il colecalciferolo, inattivo, il calcidiolo che si misura nel sangue, ed il calcitriolo, forma biologicamente attiva. Il colecalciferolo è la forma che assumiamo tramite gli alimenti, ma anche quella che si ottiene in seguito alla conversione del precursore 7-deidrocolesterolo, dopo l’esposizione ai raggi del sole.

Infatti, la particolarità di questa vitamina è proprio la capacità di aumentare la sua concentrazione dopo pochi minuti di esposizione ai raggi ultravioletti. Quindi è da tener conto nel dosaggio anche la differenza fra le stagioni, i diversi tipi di carnagione e le ore in cui ci esponiamo al sole. Infatti, in estate il deficit di vitamina D si presenta solo nei soggetti che soffrono di particolari patologie che ne limitano l’assorbimento, altrimenti anche soli 10-15 minuti di esposizione al sole generano dai 1.000 alle 10.000 UI, a seconda dei parametri citati prima.

Fabbisogno giornaliero di vitamina D

Affinché questa possa svolgere correttamente le sue funzioni, deve essere presente in quantità adeguate nelle diverse fasce d’età, tenendo conto delle linee guida per il fabbisogno giornaliero di vitamina D. Infatti, è consigliata una dose massima di 2.000 UI nei bambini fino a 12 mesi, di 4.000 UI fino a 18 anni, nei soggetti con un’età maggiore di 18 anni la massima dose è di 10.000 UI al giorno, anche in caso di gravidanza ed allattamento. Non è raro, però, sentir parlare di alcuni protocolli che prevedono l’utilizzo di 30.000 UI e più di vitamina D al giorno, ad esempio il protocollo Coimbra applicato in caso di patologie autoimmuni e sclerosi multipla, che la utilizza come immunoregolatore, monitorando le quantità per evitare di incorrere in fenomeni di tossicità.

L’assunzione della vitamina D, però, oltre che tramite l’utilizzo di integratori alimentari, può avvenire a scopo preventivo tramite l’alimentazione, scegliendo cibi come il pesce azzurro, il latte, i formaggi e le uova che ne contengono elevate quantità.

Funzioni della vitamina D

Ma quali sono le funzioni principali di questa vitamina così indispensabile? Fino a poco tempo fa era considerata soltanto per il suo ruolo nel metabolismo del calcio, ma negli anni diversi studi hanno dimostrato il coinvolgimento della stessa nella sindrome metabolica, nelle allergie, nelle patologie autoimmuni e tumorali. Una concentrazione ottimale di vitamina D permette l’assorbimento di calcio dall’intestino, mantenendo buoni livelli dello stesso nelle ossa, senza danneggiarle causando osteopenia prima e osteoporosi poi.

Ma i meccanismi nei quali è coinvolta la vitamina D sono anche il metabolismo ed il tono dell’umore; nel primo caso è stato visto che soggetti in sovrappeso oppure obesi hanno nel sangue un quantitativo di vitamina D inferiore rispetto a chi è in una situazione di normopeso. Ciò sembra essere correlato al fattore NF-kb che in caso di deficit di vitamina D genera infiammazione e resistenza insulinica.

Mentre che il tono dell’umore sia anche correlato alla quantità di vitamina D è palese nei soggetti che si definiscono metereopatici: infatti, questi si sentono meglio in una bella giornata di sole e stanno male quando è nuvoloso o piove. Il buonumore non è generato direttamente dal sole, ma indirettamente, perché tramite esso si converte il 7-deidrocolesterolo in colecalciferolo e la concentrazione di vitamina D disponibile aumenta.

A godere delle proprietà della vitamina D è anche il sistema immunitario, infatti i linfociti B possiedono i recettori della vitamina D (VDR) e la loro attivazione viene regolata da questo ormone. Perciò i pazienti che soffrono di patologie autoimmuni o di disordini dello stesso sistema hanno carenze di vitamina D.

Come integrare la vitamina D

Oltre ad assumere a scopo preventivo gli alimenti sopra menzionati, che ci consentiranno di depositare nel tessuto adiposo il precursore inattivo in modo da essere utilizzato al bisogno, è possibile integrare con supplementi di vitamina D.

Prima di stabilire il quantitativo di vitamina D da assumere, è importante fare le analisi del sangue per dosare il paratormone, la calcitonina, il calcio e, ovviamente, la vitamina D. Il paratormone, che regola la calcemia, è inibito da un’adeguata quantità di vitamina D, evitando la mobilizzazione di calcio dall’osso, mentre la calcitonina è l’ormone antagonista: alti livelli di calcio ne aumentano la secrezione, per inibire la mobilizzazione di calcio dall’osso. Per avere l’idea di come questo metabolismo funzioni in un soggetto è importante dosare il paratormone prima dell’assunzione di vitamina D, poi dosarlo dopo due mesi per individuare la variazione del paratormone come parametro della risposta biologica alla vitamina D: più questo è basso, maggiore è l’attività benefica della vitamina D.

Esistono due modi per assumere la vitamina D: il primo consiste nell’assunzione di alti dosaggi una volta o due al mese, invece, il secondo che prevede l’assunzione di piccole quantità di vitamina D ogni giorno, in modo tale da consentirne un adeguato assorbimento. Infatti, assumendolo solo poche volte al mese comporta la possibilità che questa non venga assorbita se l’intestino è indisposto all’assorbimento.

È importante, quindi, assumere questa vitamina indispensabile quando i valori ematici sono inferiori a 30 ng/ml, consigliandone l’assunzione sotto forma di integratori liquidi ed accompagnandola a pasti ricchi di grassi buoni. I soggetti che dovrebbero sottoporsi a questa integrazioni sono quelli che soffrono di patologie infiammatorie, intestinali e sistemiche, autoimmuni, di depressione prestando attenzione ai dosaggi massimi, talvolta accoppiandola alla vitamina K quando le unità giornaliere superano le 5.000 UI.

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