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Giovedì, 18 Aprile 2024
Delirio di vita

Delirio di vita

A cura di Lucilla Vianello

Dalla malattia si può rinascere

Continuo a ricevere messaggi di uomini che testimoniano in maniera onorabilissima la loro vicinanza alla moglie durante tutte le cure per il tumore. Fortunatamente, come ho già più volte scritto, loro sono, secondo le statistiche, il 75%. Tutti i miei articoli sono rivolti a quel 25% di maschi incapaci, vigliacchi e codardi. Quelli che vedendo la moglie che, nonostante tutto, si alza la mattina e continua a svolgere tutti i suoi doveri, se ne fregano dello sforzo mentale e fisico che lei fa affetta da tumore continuamente. Quelli che sostengono di non avere tempo causa lavoro. Quelli che, in maniera leggera, vengono chiamati “Peter Pan”. In maniera molto molto leggera. Ma, ad oggi, ho capito che non vale neanche più la pena che continuo a descriverli o a provare a svegliarli, a farli crescere in qualche modo, a dargli consigli. Perdo solo tempo e parole perché, come diceva mia nonna, chi nasce quadro non muore tondo. Voglio rivolgermi d’ora in avanti a tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di lasciarli proprio in un momento così importante e grave capendo che quella zavorra avrebbe appesantito ulteriormente il loro cammino oncologico. Quelle donne che lo hanno fatto piangendo lacrime amare per tutte le aspettative deluse, per tutte le assenze, per essere poi additate come pazze.

Scontato dire che il matrimonio non andava già da prima. Ovvio. Ma molti matrimoni “non vanno” eppure si resta vicini nella salute e nella malattia. No. In questi casi, in quel 25%, si parla di NON AMORE. Un non amore sempre presente. Di un non amore che noi donne che facciamo parte di quella percentuale abbiamo sempre sentito da parte del nostro compagno ma che non avevamo il coraggio di vederlo, di affrontarlo e che fino a quell’istante avevamo sperato con tutte noi stesse che si trasformasse. Che invece di essere viste come fantasmi avremmo prima o poi preso forma come esseri umani davanti ai loro occhi vuoti. 

Donne, amiche, la malattia non vi stravolgerà, ma vi renderà più forti. Così forti che finalmente godrete di voi stesse e della vostra vita. Affrontando il tutto a testa alta. Vi amerete così tanto da non sentirvi più sole ma riscoprirete una voi che non conoscevate. Libere da un personaggio che non eravate voi veramente. E troverete quel cuore che vi amerà per come siete di un amore così forte che ne rimarrete anche un po’ scioccate perché non abituate. Non è colpa vostra se siete rimaste per così tanto tempo in quella gabbia. Può essere definita “colpa” la speranza? O la paura di non farcela da sole? Vi libererete da tante zavorre credetemi. E poi, quando capitano quei momenti… quei momenti dove tutto crolla, dove sentite di non farcela…sapete meglio di me che siete GUERRIERE e che anche i guerrieri più forti hanno avuto  i loro talloni d’Achille (persino Gesù sulla croce chiede aiuto). Piangete quanto volete. Bagnate quel cuscino. Urlate. Poi però sciacquatevi il viso. Respirate. Guardatevi quanto siete belle, anche con quelle cicatrici o con quel turbante. E QUALSIASI cosa volete fare per voi stesse fatela credendoci. Senza chiedere più il permesso a nessuno. Fatela e basta. Quella cosa che vi fa star bene. Anche se piccola. O quel sogno che avevate messo nel cassetto, ora tiratelo fuori credendo in voi stesse più che mai. Perché la testa è la miglior medicina del mondo. Forza! Non siete pazze! Anzi, per la prima volta, siete solo e semplicemente voi stesse. 

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