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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Famiglia creativa

Famiglia creativa

A cura di Orione Lambri

Facebook War

“Non conoscono vergogna non hanno limiti: non gli importa se quelle immagini mi ritraggono seduta sul water o nuda in una culla. Hanno fotografato ogni mio momento e l’hanno reso pubblico. Sono stanca di non essere presa sul serio.” Ha spiegato al giornale “The Local Austria” Anna Maier (nome di fantasia), una diciottenne della Carinzia che per questa ragione ha deciso di far causa ai genitori. L’avvocato si dice ottimista, anche se la legge e la policy di Zuckerberg sembrano pendere dalla parte dei suoi: “In fin dei conti, lei è nostra figlia: è un album di famiglia condiviso con i nostri amici di Facebook”

A prescindere da come andrà, l’incazzatura della ragazza è acuita dal fatto che, dice, a più riprese ha chiesto loro di pulire la bacheca dai suoi scatti senza successo, tanto è una sbarba. La faccenda suona come un campanello d’allarme, in particolare per la nostra generazione di genitori-ostentatori. La diciottenne carinziana non è la prima e già altri casi simili iniziano a varcare le soglie dei tribunali d’Europa e del resto del mondo. Col suo miliardo e passa d’iscritti, infatti, a ogni nuova infornata di diciottenni (quasi tutti potenziali querelanti) Facebook promette di diventare una vera e propria miniera d’oro per una legione di avvocati in cerca di praterie (e biada).

I nostri teneri frugoletti, che oggi ci sorridono virtualmente dai loro passeggini, rischiano così di tramutarsi domani negli indici puntati contro la nostra superficialità narcisistica. Tale peccato di leggerezza è già stato peraltro segnalato in lungo e in largo dalla polizia postale, in occasione di ogni attacco di morbosità virale (tipo “Mom Challenge”) che coinvolgesse minori e famiglie. “Mamme. Tornate in voi. Se i vostri figli sono la cosa più cara al mondo, non divulgate le loro foto in Internet. O quantomeno, abbiate un minimo di rispetto per il loro diritto di scegliere, quando saranno maggiorenni, quale parte della propria vita privata condividere. Se questo non vi basta, considerate che oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono dalle foto condivise da voi”. Solo nel 2015: 485 denunce, 67 arresti, 13.283 siti internet monitorati e quasi 2000 inseriti nella black list per reati legati alla pedopornografia.

Oltre ai genitori poi ci sono le società sportive, le scuole, i centri estivi, i villaggi vacanze, i nonni, gli zii e gli amici, che postano e taggano i nostri figli per condividere in buona fede qualche attimo di gioia. È diventato più difficile non metterli, i figli, su Facebook, ché quasi dopo ogni viaggio o partita di basket o compleanno, bisogna controllare, mandare messaggi, telefonare, censurare. Alla società sportiva noi non abbiamo dato il permesso per l’utilizzo delle immagini, risultato: ad ogni foto arriva il coach nel panico a chiedere lumi sul da farsi e, una volta che è stata pubblicata un’immagine, qualche dirigente terrorizzato ha provveduto a piazzare una palla sulla faccia di Leo per evitarsi il cazziatone.

Dopo aver passato gli anni della sua fanciullezza a spintonare e blandire l’orrido fotografo del paese, reo di presenziare ad ogni manifestazione scolastica e sportiva per fotografare ed esporre i bambini in negozio e sui social senza chiedere il permesso, qualcosa abbiamo ottenuto. Innanzitutto Leonida va dicendo in giro, con una certa fierezza, “io su Facebook non ci sto perché i bambini non ci devono stare”, poi anche i suoi amici si sono uniti al gruppo di autodifesa fotografica per promuovere il linciaggio del malcapitato. Abbiamo spiegato che non ne vale la pena e che in fondo basta non farsi intruppare su Internet o sulla sua vetrina. Certo, se qualcuno ci finisse comunque, una bella randellata pedagogica forse sarebbe più salutare della solita, noiosa, causa civile. Che, alla fine, sempre lì si va a parare.

https://www.lastampa.it/2016/09/15/esteri/una-teenager-fa-causa-ai-genitori-per-aver-postato-foto-di-lei-su-facebook-WRLCOKLcz5iPSsGXf82QFM/pagina.html

https://www.corriere.it/tecnologia/social/16_febbraio_23/polizia-postale-mamme-attente-postare-vostri-figli-facebook-e0b95a22-da59-11e5-84e2-5233d26d29b4.shtml

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