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Venerdì, 19 Aprile 2024
FotoGrammi

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A cura di Maria Carola Catalano

Isla: panoramiche da Cuba firmate Ernesto Bazan

Isla rappresenta l'ultima parte di un viaggio fotografico a Cuba, intrapreso dall'autore Ernesto Bazan ben quattordici anni fa. Era il 1992 quanto il fotografo palermitano visitò l'isola per la prima volta. Tutto si sarebbe immaginato tranne che ci sarebbe rimasto per oltre un decennio e soprattutto che grazie al lavoro svolto a Cuba avrebbe vinto alcuni premi di fama internazionale e pubblicato ben tre libri (Bazan Cuba, Al Campo e Isla appunto). Il libro che chiude una trilogia è "la storia di un amore e di un addio a questa isola speciale che ha cambiato la mia vita", commenta l'autore.

Dal 1992 al 2000 Bazan ha scattato esclusivamente in bianco e nero e con una reflex. Poi nel 2001 ha iniziato a lavorare a colori e, sempre lo steso anno, ha acquistato e iniziato a utilizzare una macchina fotografica panoramica di seconda mano. Così, senza nemmeno rendersene conto, ha raccolto il materiale per la trilogia che ha fatto di lui il fotografo che ha raccontato Cuba.

Del formato panoramico scelto per le foto di Isla dice: "Mi ha costretto a sviluppare una nuova disposizione all'interno della mia sensibilità e a modificare il mio approccio. Ho letteralmente dovuto fare qualche passo indietro per riempire la scena più ampia. Se si guardano le immagini con attenzione, anche quando mi trovavo in momenti intimi, nella maggior parte dei casi, vi è una maggiore distanza fisica tra me e i miei soggetti proprio perché ho dovuto comporre utilizzando un'inquadratura più estesa. La macchina fotografica panoramica mi ha anche aiutato a esprimere meglio ciò che sento per i miei soggetti e per me stesso. Queste immagini sono probabilmente le più delicate, meditative e metafisiche che abbia mai scattato. L'impiego di quest'apparecchio mi ha offerto un terzo approccio rispetto alla vita, una sorta di trampolino da cui lanciarmi per rivisitare la vita cubana nuovamente. Molte delle immagini s'insinuano sottopelle: sono più sottili, più dolci e più dure allo stesso tempo. I miei soggetti sembrano contemplare la propria esistenza, chiedendosi quale destino li attenda; dove li condurrà la loro caducità; e se dopo un'attesa infinita, potranno finalmente trovare sollievo".

Il risultato è sorprendente: la scena più ampia è piena e carica di emozioni. I soggetti, perfettamente inseriti nel contesto, prendono vita diventando quasi tridimensionali e i loro sguardi entrano dentro quelli dello spettatore.

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