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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

#romasiamonoi, idea bella ma inapplicabile persino al giardinetto sotto casa

Li chiameremo i nuovi girotondi: non convocati per avere una politica meno corrotta ma per togliere l’immondizia da Roma, la città più bella del mondo. Un’utopia, una parola d’ordine, un incitamento lanciati da Alessandro Gassmann con l’hashtag #romasiamonoi. E c’è da giurarci che quell’incapace di Marino sta lì pronto ad applaudire a tanto fervido sgorgare di senso civico. Ma il punto, come sempre, è un altro: a parte qualche attore che forse si metterà in posa con la ramazza,l’idea fa capire a chi vorrebbe metterla in pratica quanto sia impotente il cittadino romano. Roma purtroppo non siamo noi. Noi siamo solo abbandonati come lo è Roma. Alla maleducazione di troppi, all’inerzia di pochi che si sono fatti eleggere solo perché non avevano altro mestiere da praticare.

Mettiamo che si riesca a mettere su una squadra di romani volenterosi: che dovrebbero fare? Mettersi a guidare la metro al posto dei macchinisti in sciopero? Guidare i bus dell’Atac che non passano mai? Vuotare i cassonetti? Trovare alternative alla discarica di Malagrotta? Obbligare i romani zozzoni a fare la differenziata? E sul verde pubblico, come si dovrebbero organizzare per le centinaia di spazi verdi ormai ricoperti dalle erbacce?

C’è un piccolo parco a via Proba Petronia (Balduina) che era un gioiellino ricavato dal più ampio parco del Pineto dopo decenni di battaglie del locale comitato di quartiere. Ci andavano molti bambini, anziane con le badanti, signori con il cane e il giornale, runners palestrati, ragazzi e ragazze che improvvisavano pic nic. Da un anno a questa parte è completamente preda dell’incuria. Ogni tanto gruppi di volontari cercano di liberarlo da erbacce e spazzatura, mettendo in pratica la filosofia dell’appello #romasiamonoi. Tutto inutile. Un conto è la manutenzione, un altro conto è il volontariato cittadino. Il bello è che i viottoli del parco erano stati intitolati a grossi personaggi che in zona erano vissuti: c’è un viale Gino Bramieri e c’è una via Memmo Carotenuto. E proprio davanti a quel parco furono girate le scene iniziali del film “Il sorpasso”. Il destino di desolazione di quello spazio verde (unico del quartiere peraltro) sembra irreversibile. Lo frequentano solo i cani, perché i padroni possono lasciare indisturbati a terra i loro bisogni. Non si vedono più bambini, non si vedono più anziani. Solitudine e degrado. Quel parchetto è la metafora di ciò che Roma sta diventando. 

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