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Giovedì, 28 Marzo 2024
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

“Piccolo è bello”, uno slogan che torna a convincere

Quando vide la luce il manifesto economico di Ernst Friedrich Schumacher, Piccolo è bello, correva l’anno 1973. Era un preavviso al capitalismo: per sopravvivere, sosteneva lo studio, il sistema deve puntare su risorse locali e mercati locali. 

Poi venne l’era della globalizzazione, con tutte le sue contraddizioni, ma “piccolo è bello” è uno slogan che torna ciclicamente a fare tendenza. 

Non è un caso che Obama sia andato ad acquistare libri in una piccola libreria indipendente di Washington, né è un caso la crisi sofferta dai ristoranti McDonald’s, marchio icona del fast food mondiale che ha chiuso il 2014 con un calo degli utili pari al 14,5%. Né se la passa meglio il brand Coca Cola, insidiato dalla concorrenza di bevande meno  standardizzate e più affini ai nuovi gusti giovanili. 

Accade che dopo il secolo del gigantismo, dopo il Novecento caratterizzato dai consumi di massa e uguali per tutti, stia affiorando nelle scelte del tempo libero e in quelle alimentari ciò che gli esperti di marketing chiamano “true differentiation”. Una sorta di “personalizzazione” del prodotto che induce il consumatore a optare per ciò che è piccolo, locale, artigianale. 

Nuove sensibilità non necessariamente correlate alle fasce di reddito più alte. Anche i meno ricchi possono guardare alle tradizioni (in fatto di cibo o turismo) e organizzare il proprio tempo libero sottraendosi alla tirannia delle mode imposte dai mercati. Una scommessa, per tutti.

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