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Giovedì, 28 Marzo 2024
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

Ma Roma nord è una patacca, la vera Roma si capisce dai quartieri

Questa storia di Roma nord è una finzione, una patacca, senza neanche dignità letteraria. Del resto, l’aedo di questo pezzo di città sarebbe Federico Moccia (basta la parola!). Eppure il nuovo stereotipo galoppa, grazie anche al romanzo (che in realtà sembra un videogioco messo per iscritto, e in un italiano neanche eccezionale) La guerra di indipendenza di Roma nord (autore Claudio Delicato, editore Mondadori).

Uno spot di quasi trecento pagine per la Roma sud anarchica, seguace di Totti, sanamente coatta e naturalmente antifascista e però poco aggiornato, visto che ci sono ricerche sociologiche che dimostrano che gli hipster ormai stanno più a Testaccio che a Montesacro… Solo la droga scorre a fiume tra una parte e l’altra della città, nel romanzo, fino ad arrivare in Vaticano e a far sragionare persino il Santo Padre. Il libro è un investimento allucinato su un luogo comune ormai saldamente radicato nell’immaginario (soprattutto giovanile) di chi a Roma ci vive. I vecchi no. I vecchi sanno che la storia di Roma è fatta dai suoi quartieri, e che le sue specificità le trovi nelle piazze di San Lorenzo o della Garbatella, di Montemario o di Primavalle, di Monteverde o del Trieste-Salario e che i migliori interpreti dell’identità plurima  della città sono i baristi, i barbieri, i bidelli, i portieri. Gente che non scrive libri ma che avvolge con i racconti orali le generazioni che si susseguono.

Roma nord è a sua volta dunque solo un insieme di quartieri con storie differenti. Ma la contraffazione  della realtà vuole che vi si aggirino finte bionde, suv, i picchiatori figli di papà di Ponte Milvio, i ricchi cafoni, i maniaci dei mercatini di antiquariato e “quelli delle Hogan” con dieci carte di credito a disposizione, quelle che vanno dal parrucchiere due volte a settimana e più in generale quelli che hanno una casa di campagna in Toscana e non una casetta a Torvaianica. Ma davvero può reggere questa favola pseudo-sociologica? Anche se le differenze antropologiche volessimo definirle a partire dai consumi, sappiamo già che le strade di Roma, a nord come a sud, a est come a ovest, sono vittime della commercial gentrification (trasformazione urbana) che spazza via le vecchie botteghe per imporre ovunque gli stessi marchi e la stessa merce globale. I romani non hanno bisogno di identificarsi in tipologie astratte ma di ritagliarsi nei loro quartieri uno spazio che sia “narrabile” oltre che fruibile. Che sia una libreria o un orto condominiale ha poca importanza, al limite va bene anche il teatro parrocchiale. Di certo, nulla di serio e di duraturo potrà mai crescere sulla falsa categoria di una Roma nord contrapposta a un’inesistente Roma sud. 

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