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Giovedì, 25 Aprile 2024
Leggere il mondo

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A cura di Chiara Cecchini

Renzi legge "L'arte di correre" di Haruki Murakami

Mentre era in Senato e poi alla Camera per chiedere la fiducia, il neo premier Matteo Renzi ha sparso davanti a sé sui banchi del governo un macbook, il suo smartphone, agende, appunti vari, fogli sparsi e un libro: “L’arte di correre” di Haruki Murakami.

Il testo, in edizione Einaudi Super ET, è rimasto ben visibile vicino a Renzi: un dettaglio che non è passato inosservato a fotografi e commentatori politici.

Il libro, scritto dall’autore giapponese tra il 2005 e il 2006, è l’autoritratto dell’artista come maratoneta e il racconto degli sforzi e della sua determinazione per raggiungere un obiettivo: cambiare la propria vita e il proprio fisico per mettersi a correre.

Un bel giorno Murakami smette di fumare sessanta sigarette e al giorno e inizia a correre. Tanto scrupoloso e metodico nel proprio lavoro di scrittore, grazie al quale però prendono vita storie e mondi fantastici e paralleli, Haruki Murakami è anche in grado di costringere il proprio corpo nella rigida disciplina dello sport.

“Di cosa parlo quando parlo della corsa” (questo il titolo originale del libro) è l’elogio dell’autodisciplina, della determinazione e della razionalità, nel quale la corsa diventa una metafora della scrittura e del lavoro dell’autore, e della sua personalità, come ammette Murakami nella prefazione al libro.

All’origine della scrittura e della corsa c’è sempre uno stimolo irresistibile ed entrambe hanno bisogno di un progetto finale da tenere ben a mente, sapendo che per raggiungerlo servirà disciplina, motivazione, la capacità di resistenza e non lasciarsi scoraggiare dai risultati e, soprattutto, il giusto tempo.

Matteo Renzi non lo avrà certo scelto a caso.

La maratona non è una prova di forza, non è lo scatto fulmineo che si gioca sulla potenza dei muscoli. La corsa è come la scrittura ma è anche come la politica: si pratica insieme a centinaia di altre persone ma in realtà quando si corre si è soli, il risultato non è portata di mano e bisogna avere un obiettivo davanti a sè, al quale si arriva soltanto con la testa, con il pensiero e il ragionamento. Il corpo deve essere allenato ma tutto parte dalla testa: è una sfida con se stessi, prima ancora che con la persona che ci corre accanto, e bisogna essenzialmente credere nelle proprie capacità, conoscendo i propri limiti, e sapendo che è necessario controllarsi e non sprecare subito tutte le energie, fidando troppo sulle proprie possibilità e peccando di superbia.

A Matteo Renzi piace correre e spesso lo si è visto con la pettorina da maratoneta. Riuscirà, lui che è stato definito «un peso piuma malato di velocismo» dal politologo Giovanni Sartori, a correre fino in fondo questa maratona nella quale si è impegnato senza strafare e senza fermarsi all'angolo con il fiatone e i muscoli strappati?

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