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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Automobili città e fantascienza di serie B

All'epoca di Giulio Verne, quando a qualche illustratore veniva chiesto di preparare le tavole per una nuova edizione delle sue immaginifiche storie, la scelta grafica era più o meno scontata: si mescolavano alcune situazioni e personaggi comuni della strada, con le strabilianti novità tecnologiche o terribili scoperte naturalistiche descritte dall'autore nel libro. Succedeva così che il sommergibile Nautilus pilotato dal misterioso Capitano Nemo, sembrasse in realtà una specie di caldaia gigante, riempita di gitanti della domenica col cappello a tesa larga, e immersa nell'acquario di casa insieme a grossi polipi scappati dalla pescheria per l'occasione. Oppure che i temerari delle macchine volanti non apparissero poi tanto temerari, visti in copertina, dato che sedevano vestiti della domenica, saldamente su una specie di sella da cavallerizzo, avvitata su una botte dotata di varie eliche e ventole laterali, la quale galleggiava sicura tra guglie di campanili e curiosi a salutare dai balconi. Oltre che dalla comodità di pescare dal ricco repertorio di immagini note e sperimentate, la scelta degli illustratori in fondo era dettata anche da una certa assonanza con la sensibilità del pubblico a cui si rivolgevano quelle copertine dalla vetrine delle librerie: stimolare sì la fantasia, ma senza eccessi spiazzanti che finiscono solo per spaventare.

Un atteggiamento certo perfettamente comprensibile e legittimo da parte di un pubblicitario o di un illustratore, ma molto meno quando si tratta di uno studioso o di un analista, il quale certe domande dovrebbe porsele piuttosto seriamente: un polipo così grosso non si sarebbe già mangiato la fragile caldaietta del Nautilus? E il vestito per la passeggiata della domenica al parco, non sarà inadatto per svolazzare ad alta quota? Pare però che certi studiosi e analisti dei nostri tempi non ne vogliano sapere, di uscire dalle comode familiarità dei territori mentali conosciuti (e banalmente ripetitivi), e forse se gli avessimo chiesto trent'anni fa di descrivere il funzionamento di uno smartphone, ce l'avrebbero avvitato tale e quale come lo conosciamo dentro una cabina, con la guida e le pagine gialle penzolanti un po' umide, e l'utente in jeans scampanati a digitare MAMMA SONO IN RITARDO, magari su una tastiera Underwood meccanica collegata col cavo. Con le auto senza pilota si stanno esercitando ormai a decine, questi analisti senza un briciolo di coerenza, nell'immaginare futuri improbabili, identici ad oggi salvo che il guidatore non guida. L'ultima trovata, è quella di «prevedere una grande ripresa dell'abitare suburbano», proprio grazie a questa possibilità di leggere il giornale mentre l'auto fa su e giù da casa all'ufficio.

Cioè, idealmente, il nostro eroe (al massimo eroina, ma l'analista conservatore non vede bene la donna che lavora in genere, la preferisce col grembiule o la lingerie sexy delle feste comandate) che negli ultimi tempi ha chiaramente manifestato una forte tendenza a vivere in città, a cercare abitudini e stili di vita urbani, ambienti densi di relazioni e occasioni, mescolanza di residenza, economia, intrattenimento, l'ha fatto spinto da una unica ragione: lui preferirebbe di gran lunga stare cacciato in villetta a cento chilometri da lì, ma lo stressava farsi tutto quel viaggio in macchina. Dategli il pilota automatico, e butterà alle ortiche tutti i quartieri mixed-use e le vie coi locali di tendenza e le occasioni per incontrarsi, tornando alle belle serate sul divano davanti al televisore, o a quelle grigliate obbligatorie del sabato sera, a turno nel giardino proprio e dei tre vicini nel medesimo baccello cul-de-sac, poi si ricomincia daccapo. E la domenica tutti a messa nella cappella del centro commerciale a cinquanta chilometri nell'altra direzione, scherzando coi ragazzi per tutta la strada, perché tanto a guidare c'è il driverless software. Ma questi sedicenti studiosi e analisti, cosa studiano e cosa analizzano? La punta del proprio naso?

Su La Città Conquistatrice, per chi non li avesse letti, numerosi articoli dedicati (si spera con un po' più di attenzione) alla Driverless Car e alle sue possibili conseguenze sociali e urbane

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