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Sabato, 20 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Biblioteca degli Alberi, Archivio di Speranze

L'assessore all'urbanistica e al verde del Comune di Milano ha proficuamente deciso di dedicarsi alla narrativa, magari per emulare qualche suo collega di giunta autore di romanzi di successo. Ma come ben si addice a chi consapevolmente cerca un percorso proprio e originale, ha imboccato una strada inedita, o meglio riformulato in forma molto personalizzata una narrativa locale abbastanza in voga per esempio nell'epoca iniziale delle grandi trasformazioni post moderne milanesi, dal Passante ferroviario, alle prime prefigurazioni metropolitane del terzo millennio nell'epoca (pare oggi preistorica) delle giunte di centrosinistra tra gli anni '70 e la fine degli '80. In un breve ma ricco articolo pubblicato su Gli Stati Generali, dal titolo «Una passeggiata nel verde a Milano 2030» ci fa letteralmente entrare nel futuro progettato e soprattutto promesso dal nuovo Piano Regolatore, e invece di adottare l'abituale prospettiva tecnica, o statistica, o sociale, sceglie come dice il titolo la «passeggiata» lungo un asse spaziale-cronologico-fantascientifico, dall'appena inaugurato parco centrale Biblioteca degli Alberi, fino a quello di estrema periferia ancora da completare di Cascina Merlata (si inaugurerà tra poche settimane) di fronte all'ancora da definire nei dettagli area ex Expo, col suo polo verde, universitario e di ricerca.

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La passeggiata con l'assessore, nello stile meditativo urbano moderno inaugurato in letteratura da L'Uomo Senza Qualità di Robert Musil, e poi declinato anche in forma scientifica da tanti studiosi delle dinamiche cittadine, tra cui vorrei ricordare qui William H. Whyte e Kevin Lynch, rispetto ad altre narrazioni analoghe ha l'indubbio vantaggio di potersi appoggiare su qualcosa di assai più saldo della pura speranza e ottimismo, ovvero il Piano Regolatore che il medesimo assessore sta pilotando attraverso il complesso iter tecnico-politico-burocratico all'approvazione finale. E c'è anche un'altra particolarità forse sfuggita a qualcuno, da non sottovalutare: il fatto che nella delega tematica e di relativi settori tecnici, compaiano in modo non scontato contemporaneamente Urbanistica in senso stretto (vale a dire tutto quanto ruota attorno all'artificiale dell'edilizia) e Verde, parchi, agricoltura urbana, greenbelt, fasce di interposizione naturale all'edificato … Il che qualifica ulteriormente il racconto, dove una sorta di «natura trait-d'union tra artifici» pare articolarsi dal centro alla periferia, dalla riqualificazione all'espansione, dal presente al futuro auspicato.

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Lasciando ovviamente alle parole dell'assessore stesso il compito di entrare nei dettagli, vale però qui la pena almeno soffermarsi sul punto di partenza e di arrivo della narrazione: il parco di periferia e soprattutto il celebratissimo parco centrale. Il verde realizzato con una pur qualitativamente elevata progettazione di landscape architecture (e fortunatamente per una volta lontano da certi quadretti folk-ruralisti formali) a fare da collante alle zone già edificate e in corso di edificazione di Cascina Merlata, è un bel parco standard, ben concepito e anche mantenuto, di cui ancora non si colgono eventuali rapporti organici col verde territoriale. Ma qualcosa in più forse ce lo racconta implicitamente l'allestimento scenografico-espositivo del verde modellistico e catalogato alla centrale Biblioteca degli Alberi. Dove con un approccio che ricorda più un dilatato design per interni che il landscape vero e proprio a scala urbana, pur utilizzando a profusione la materia prima naturale, la progettista Petra Blaisse propone al tempo stesso vari cataloghi: di specie vegetali, di piccoli ambienti chiusi a misura di utente urbano, di grandi prospettive visuali sulle architetture del complesso di Porta Nuova e dintorni. Non dicendoci però nulla di preciso, né di vago in realtà, sul suo ruolo di terminale di un percorso (la natura verso la città) o nuovo inizio (la rinaturalizzazione della città), che l'idea di infrastruttura verde sottotraccia nel racconto dell'assessore poteva far trasparire. Insomma un racconto che più dell'evocazione di Musil, o Whyte, o Lynch, finisce fatalmente per evocare una riflessione di continuità tutta interiore e intenzionale: quella di Burt Lancaster quando nel film Un uomo a nudo attraversa tuffandosi da una piscina all'altra un quartiere assai poco continuo, se non fosse per il suo monologo interiore.

Pierfrancesco Maran, Una passeggiata nel verde a Milano 2030
Su La Città Conquistatrice il tag Infrastrutture Verdi

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