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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Bre.Be.Mi. Shopping Mall

Quando si propone il progetto di un'autostrada, il motivo pare del tutto ovvio: realizzare un'arteria di comunicazione veloce fra un punto e un altro, favorendo così il traffico dei veicoli. E così è stato anche per una delle grandi opere collegate a Expo 2015, quella Brescia-Bergamo-Milano (anche se da Bergamo non passa affatto) inaugurata abbastanza in sordina quest'estate, anche se con taglio del nastro a cura del presidente del Consiglio. Abbastanza in sordina, perché i veri trionfi della cronaca l'autostrada Bre.Be.Mi. se li è meritati al rientro dalle vacanze, ovvero quando quelle corsie avrebbero dovuto riempirsi del succitato traffico: niente di niente, corsie vuote, giornalisti che raccontano, come Luca Martinelli, di sentire il canto delle cicale nel silenzio della campagna solcata da quel surreale asfalto. Tutti ovviamente a chiedersi, grande stampa in testa, che fine abbiano fatto le stratosferiche previsioni alla base della grande opera, di fiumane di auto in transito sul segmento del mitico corridoio europeo Lisbona-Kiev in padania.

Interviene subito a rassicurare tutti il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, spiegando che forse non si è capito appieno il respiro del progetto: l'autostrada non sta funzionando a regime, perché fa parte di un disegno che deve ancora dispiegarsi nella sua interezza. Beh, Maroni ha ragione da vendere, dal suo punto di vista. Molti, quasi tutti, credono che il disegno complessivo significhi per esempio la chiusura di alcuni cantieri in sospeso, come quelli che farebbero davvero andare l'autostrada da Brescia a Milano: oggi le auto entrano in un casello perso nelle campagne a una estremità, ed escono pagando alla barriera in un altro non-luogo ricco di granturco, cicale, qualche topo, ma niente capoluoghi in vista, solo stradine polverose, recinzioni arancio e cartelli gialli di Deviazione. Oppure, si potrebbe pensare che l'autostrada inizierà ad assumere senso una volta terminata l'altra, di autostrada, ovvero la Tangenziale Esterna di Milano, che collega la A4 per Venezia all'Autosole. Vere entrambe le cose, in parte, ma non è ancora quello il grande disegno.

Il motivo per cui è stata realizzata quell'autostrada, ed è stata realizzata in quei posti fino all'altro ieri più o meno rurali parecchi chilometri sotto il tracciato originario della Milano-Brescia, lo conoscono in tutto il mondo, e si chiama a piacere sviluppo del territorio, sprawl, città infinita eccetera eccetera. Il gergo ha addirittura coniato un nomignolo abbastanza sinistro per il conglomerato di interessi che promuove questo sperimentato modello, ed è Road Gang, banda di strada, o meglio della strada. Si costruisce la grande arteria, per aprire nuovo spazio all'urbanizzazione, per portare lì la possibilità di farci case, capannoni, centri commerciali, a cui poi magari si troverà anche qualche funzione, per esempio trasferendoci le attività di altri posti, che resteranno vuoti, o lasciando le costruzioni non terminate, a metà.

A questo serve, la Bre.Be.Mi. e a questo servono tante altre strampalate strisce d'asfalto, come la Cremona-Mantova-Kiev, o l'Autostrada della Lomellina che in una relazione preliminare lo scriveva persino nero su bianco: “offrire un servizio ed un’opportunità di sviluppo”. La vera domanda è: esiste un'alternativa a questo vero e proprio sistema economico, basato sull'edilizia e le infrastrutture molto fini a sé stesse?

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