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Giovedì, 18 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Fumo di Londra versione 0.2

Sembra che la parola "smog" a definire un impasto minaccioso di veleni da combustione e umidità atmosferica sia stata usata in un articolo pubblicato dal Los Angeles Times nel 1893, che citava un imprecisato "perspicace autore". Che forse era appunto dotato di semplice perspicacia e ottima capacità di giocare con le parole, ma aveva colto forse a sua insaputa un punto scientificamente fondamentale: il problema era proprio quell'impasto di cose naturali e artificiali, in pratica la creazione di un mostro mutante da parte della nostra paleociviltà industriale coi suoi camini che sputavano fumi di carbone da case, fabbriche o locomotive, trasformando per sempre il mondo in qualcos'altro. La scienza ufficiale però non pareva cogliere davvero il punto di quella intuizione originaria. Il dottor Henry Antoine Des Vouex quando nella sua relazione al Congresso di Salute Pubblica del 1905 parla di "Fumo e Nebbia" come caratteristica della grande città industriale che la distingue dalla campagna, lo fa in quella prospettiva igienica settoriale, un po' antiurbana, un po' ingenua, che già da tempo alimenta i cosiddetti ritorni alla terra.

Non va dimenticato che proprio in quel periodo il movimento socialista riformista lancia con Ebenezer Howard il programma di decentramento produttivo e cooperativo delle Città Giardino, con un successo mediatico che vede subito accodarsi (a modo loro, naturalmente) anche industriali liberali e nobili, tutti uniti nell'idea di portare lo smog lontano dalle città, oltre che raggiungere altri obiettivi un po' meno dichiarati. Il decentrare gli impianti industriali forse, anzi certamente, coincide con altre innovazioni tecniche che abbattono alcuni inquinanti, ma l'idea di «smog», di nuova atmosfera industriale perennemente inquinata resta, e per un motivo assai evidente: il solo fatto di spostarsi e disperdersi sul territorio delle attività produttive ha innestato massicciamente l'elemento trasporti meccanici nel metabolismo del territorio. Trasporti meccanici che vogliono dire altri fumi, dalle caldaie delle locomotive, alle centrali termoelettriche per alimentare i tram, e proprio a partire dal primo '900 la nuova invasione delle automobiline nere di massa pensate da Henry Ford come nuova appendice umana irrinunciabile, e alternativa alla città concentrata.

La tappa successiva fondamentale e paradigmatica di questo nuovo modello è il catastrofico "Grande Smog" di Londra del dicembre 1952 in cui si mescolano stavolta con un ruolo preponderante proprio le combustioni di carburanti per la mobilità coi loro effetti assassini. Viene datato da allora il percorso contemporaneo che vede l'applicazione di novità tecnologiche sempre più diffuse e raffinate alla produzione industriale, al riscaldamento domestico, all'energia elettrica e ai motori dei veicoli. Ma accade anche (esattamente come era successo prima) che altre innovazioni, ad esempio nei consumi e stili di vita, finiscano per aggiungere anziché togliere componenti a questo "smog postmoderno", dove invece degli antichi fumi di carbone delle ciminiere si mescolano all'atmosfera metropolitana le micropolveri delle nuove benzine, o gli assurdi fumi dell'incenerimento delle montagne di rifiuti indotti dal consumismo suburbano.

Ecco, osservato da un punto di vista laterale ma non troppo, tutto il percorso evolutivo dall'inquinamento industriale originario ad oggi si potrebbe anche riassumere così: la gente se ne va dalla città per deconcentrare gli scarichi, ma facendolo inizia a "scaricare" molto di più pro capite, e farlo non solo sull'area urbana di un tempo, ma sull'immensa regione nella quale si è nel frattempo distribuita, solcandola di autostrade, raccordi, assi di comunicazione interni, parcheggi, centri commerciali e di servizio, parchi per uffici, magazzini … Sorge quindi spontanea la domanda, se abbia qualche senso, pensare a nuovi interventi del tipo di quanto già ventilato in termini di carburanti, motori, veicoli, e non affrontare mai "il sistema" nel suo insieme, sperando che la bacchetta magica di qualche scoperta scientifica e delle sue applicazioni tecnologiche di massa sciolga quello "Smog 0.2" che ci aleggia sulla testa. Ma col timore di rivederlo spuntare nella sua versione 0.3 e successive.

Su La Città Conquistatrice qualche considerazione in più sull'Inquinamento Atmosferico Urbano, e un link interessante 

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