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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Giovinezza giovinezza primavera di stoltezza

Scopriamo traumatizzati di essere in preda ad avanzata «Youthification» e nessuno ci dice niente! Ma soprattutto: che diavolo è questa youthification? La traduzione al volo per tutti noi che abbiamo studiato inglese alle medie certo dà uno spunto ma non basta. Il geografo Markus Moos della University of Waterloo quattro o cinque anni fa nel quadro di sue ricerche sulle trasformazioni urbane newyorchesi e non, «scopriva» che l'afflusso delle nuove fasce demografiche di Millennials verso i quartieri più centrali un tempo appannaggio di uffici e zone popolari povere residuali si poteva classificare appunto Youthification. Alla lettera usando le sue stesse parole «Afflusso di giovani adulti verso quartieri ad elevata densità», che così citando stavolta un famoso titolo di Bob Dylan diventerebbero Forever Young, una specie di fontana della giovinezza urbana eterna. Ma là dove l'evocazione del cantautore Premio Nobel farebbe pensare a una sorta di radicale rinnovamento sociale e di immaginario, con lo spirito degli anni verdi che mai domo si rinnova costantemente negli anni e nelle generazioni successive, qui in realtà la storia pare un'altra.

Ovvero sempre secondo l'inventore del neologismo, Markus Moos un processo di trasformazione che procede per gradi successivi: prima giovani che si trasferiscono (cosa per esempio già rilevata con la Classe Creativa di Richard Florida, o con gli artisti ecc.) verso alcune zone dove i prezzi della vita non sono eccessivi nonostante il carattere molto cittadino, ad esempio in quartieri ex industriali-operai. A questa primissima fase di colonizzazione, dove forse il processo di espulsione degli antichi abitanti non appare evidentissimo, segue quello dei primi investimenti immobiliari più classificabili come vera e propria gentrification, almeno nel nuovo senso americano della parola. Ed è importante precisare adesso questo aspetto, che doveva essere già chiaro al suo primo apparire ma evidentemente si è perduto e diluito nella pura lettura superficiale del neologismo. Un processo di trasformazione urbana diciamo così minore che si introduce dentro un altro maggiore, o magari ne è solo braccio armato, leva iniziale, azione segreta di spionaggio locale a tastare il terreno, chissà. Diciamo pure che anche la cosiddetta Youthification, che dalle nostre parti un po' si riscopre oggi, così come la Gentrification a cui scientificamente viene assimilata volenti o nolenti, si presta ad almeno due grandi letture di prospettiva, da tenere sempre in considerazione.

La prima è indubbiamente di analisi e consapevolezza di un fenomeno studiato, delle sue variabili locali, della prevedibilità o meno della fasi e del manifestarsi nel tempo e nei luoghi di alcuni impatti. Perché certo conosciamo il ruolo dei giovani studenti, o anche delle giovani famiglie nel caso suburbano (qui soprattutto nel suburbio di seconda generazione), nel caratterizzare grandi trasformazioni sia sociali che urbanistiche. Ma non sempre le politiche locali e le aspettative riconoscono il modello, non sempre si sa che fare per accompagnare al meglio, o eventualmente integrare questi processi co criteri di controllo, vincolo o addirittura contrasto. La seconda prospettiva di osservazione del termine Youthification però, esattamente come con la Gentrification, sta nell'uso possibilmente ideologico della parola, a travestire e mimetizzare altre faccende molto meno innovative, glamour o modaiole, che si risolvono nella vecchia speculazione urbana, in forma di colonizzazione turistica, o svuotamento di abitanti per l'albergo diffuso virtuale di Airbnb, o ancora investimenti pubblici «sociali» che di sociale in realtà hanno ben poco, rivolti a una piccola lobby di sfondatori che magari a loro insaputa, stanno aprendo la strada ai veri interessi. Pensiamoci, quando qualche inavvertito studioso dal pulpito di un convegno, o peggio qualche politico locale, ci sventolerà questa Giovinezza Primavera di Bellezza urbana come fosse la bacchetta magica risolutiva di ogni problema.

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