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Martedì, 23 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

L'ambiente urbano, il bastone e la carota

Giusto ieri mi è capitato, mentre pedalavo su una pista ciclabile alla periferia di Milano (nel quartiere Chiesa Rossa Gratosoglio per essere precisi) di distrarmi un istante a osservare un tizio e quel che stava facendo a pochi metri da me. Uscito da un bar, tracannava avido da una bottiglia di birra appena comperata, col collo piegato all'indietro manco fosse Charles Bukowski in certe foto di repertorio, camminando sul marciapiede. A venti trenta metri scarsi dal bar l'aveva già scolata tutta, l'ha buttata «educatamente» in un cestino della carta straccia lì accanto, ed è salito sulla macchina che aveva parcheggiato proprio in quella piazzola. Non ho fatto neppure in tempo a soffermarmi sulla speranza che quella birra fosse almeno solo la prima, intendo per via del mettersi al volante, perché mi sono visto di colpo la strada sbarrata da un classico tappeto di cocci di vetro acuminati. Brusco scarto laterale a evitare foratura (e giornata persa tra ritorno a casa e ricerca di un meccanico), e inizio di una breve riflessione su quello che avevo appena visto: due bevitori da marciapiede, due comportamenti nel medesimo contesto, due risultati diversi anche se certo diversamente imperfetti.

Nel primo caso il birraiolo la sua bottiglia pur guardandosi bene dal riportarla al banco almeno l'aveva ficcata nel cestino della carta straccia, nel secondo un precedente sadico cretino l'aveva mollata dove sicuramente qualcuno l'avrebbe ridotta in affilati cocci, o magari lanciata direttamente lui a fare da arma impropria nella personale lotta contro il mondo civile. Entrambi comportamenti scorretti, entrambi eventualmente sanzionabili in qualche misura, se denunciati o colti sul fatto da un agente, ma di certo con danni diversi per la collettività, uno più che altro economico-ambientale, l'altro per la salute e la sicurezza. C'è però la variabile in più, ed è la presenza di quel cestino, certo inadeguato al problema dello smaltimento del vetro in una logica di raccolta differenziata, e comunque più funzionale dello scagliare la bottiglia a terra facendola a pezzi. Insomma, in tutta questa storiellina esistono le variabili di contesto urbano, servizi di smaltimento, e il solito «senso civico» sempre evocato da tutti quanti come se non esistesse che quello. E infatti ogni volta che si presenta un problema qualsivoglia legato al degrado urbano, sempre al senso civico si fa appello, cn la minaccia della repressione, delle denunce, delle pene severissime e da rendere ancor più severe. Poco si dice, invece, del contesto/contenitore che quel senso civico dovrebbe accompagnarlo, supportarlo, renderlo più facile in quanto comportamento spontaneo e abituale.

Ogni qual volta emerge ad esempio il problema delle «discariche urbane abusive», ad esempio, sembra che si tratti di un problema di repressione e controllo. In alcuni punti abbastanza individuabili, di solito in assenza di vigilanza spontanea da «occhi sulla strada», spuntano quei mucchi di rifiuti quantitativamente o qualitativamente impropri, perfettamente analoghi sia alla bottiglia nel cestino che ai cocci scagliati sulla ciclabile. E si parla di vigili in pattuglia, di installazione telecamere, di aumento delle multe per chi viene beccato, solo di questo, e mai della autentica prevenzione, ovvero: rilevato che c'è effettivamente una questione comportamentale, non si potrebbe riflettere anche sul contesto in cui si sviluppa quel comportamento. In altre parole: chi e perché abbandona quei mucchi di rifiuti impropriamente facendo danni alla collettività?

I rei sono una tipologia facilmente individuabile: chi non ha per qualche motivo voglia di smaltire nella discarica autorizzata. Per due ordini di ragioni, che sono la distanza, e il prezzo. Le «riciclerie» comunali sono relativamente poche e concentrate in alcuni punti periferici, e le imprese pagano una tassa per utilizzarle. Proposta: e se si togliesse quella tassa, le piccole imprese edilizie e di sgombero (che lavorano quasi sempre in nero, e sono le più probabili colpevoli di quegli scarichi) sarebbero più invogliate a smaltire correttamente, e le casse comunali controbilancerebbero abbondantemente il mancato introito col taglio delle spese di pulizia straordinaria. Seconda proposta: perché non decentrare almeno in alcuni casi la rete di smaltimento, affiancando ai cestini urbani qualche sorta di regolamentati «cestoni» per rifiuti ingombranti, magari muniti di telecamera a controllare sia l'uso corretto che i dintorni. In fondo si tratta di poca cosa, che ha però un duplice valore: ambientale, e pedagogico, dato che al contrario della repressione alimenta il sempre invocato senso civico, mettendo le premesse perché diventi un'abitudine. Non pare poco.

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