rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Uccellacci e uccellini in città

L'avranno notato certamente tutti, come ormai basti accennare a qualunque parco urbano, di qualunque dimensione, collocazione, contesto, per veder spuntare un bel riferimento alla «High Line» di Manhattan. Non so se chi ne parla ha davvero idea di quel che dice, ma senza dubbio una bella citazione esotica fa sempre buon gioco per piazzare un'idea, in genere abbastanza modesta, se non altro per dimensioni e ragionevoli pretese. Perché quella High Line è un caso davvero unico, e preciso non proprio esemplare in senso lato, di operazione urbanistica speculativa su una infrastruttura e un'area dismessa, in cui sia il verde che il «parco» in generale hanno un ruolo relativamente decorativo, o quantomeno secondario. 

Senza farla troppo lunga e noiosa, e senza offesa per tutti gli ottimi progettisti di verde che avranno già magari rizzato risentiti le antenne, c'è modo e modo per pensare all'elemento naturale in città, e il riuso a passeggio di un percorso ferroviario sopraelevato, con essenze in grado di prosperare e fare il loro mestiere con pochissima manutenzione, è al massimo una geniale operazione di arredo. Un parco urbano è, o dovrebbe essere, tutt'altro, specie quando si parla di riportare la natura in città, e farlo in modo serio, senza sotterfugi simbolici o esagerati cedimenti alle mode.

C'è una recente ricerca scientifica sui comportamenti abituali di alcuni passeracei urbani, che può essere abbastanza illuminante nel suo piccolo, a questo proposito. Un gruppo di ecologi dell'Università di Exeter ha monitorato continuativamente un corposo gruppo di cinciallegre e cinciarelle, nei suoi spostamenti abituali e preferenziali nell'ambiente di città

Per capire quanto la distorsione mediatica e addirittura «politica» può pesare, in questo racconto del miscuglio tra natura e contesti urbani, un giornale popolare conservatore titolava più o meno: «Gli uccellini preferiscono i quartieri suburbani di villette ai casermoni popolari». In realtà, l'articolo pubblicato in questo ultimo scorcio di novembre sulla rivista online Scientific Reports, « Movement of feeder-using songbirds: the influence of urban features», racconta una storia assai più complessa e diversa. I parchi e i giardini, tutti, un po' più o un po' meno, sono un modo per far convivere esseri umani e natura, per esempio anche uccellini comuni come cinciallegre e cinciarelle, magari attirandole lì con qualche manciata di becchime. 

Ma a quanto pare, i movimenti dei simpatici pennuti (e il loro trasportare direttamente o indirettamente altra vita qui e là) non sono direttamente proporzionali alla quantità di cibo disponibile: non abbiamo insomma delle cinciallegre malthusiane dogmatiche, ma che esprimono certe loro preferenze architettoniche! Vuoi vedere che anche loro, come certi architetti o immobiliarisiti, stanno esprimendo degli «orientamenti di mercato» da cui far discendere anche le politiche pubbliche?

Vero, verissimo, ma come succede con la citata High Line non bisogna fermarsi alla superficie, nel caso del parco di Manhattan al semplice fatto di allineare un po' di piante su una struttura dismessa, o nel monitoraggio degli scienziati di Exeter guardare la forma delle case o il reddito di chi ci abita dentro. Agli uccellini non frega proprio nulla, della differenza visiva fra quelli che a certi osservatori umani appaiono come foschi falansteri, e le più ilari casette unifamiliari piccolo borghesi. Quello che preferiscono fare è svolazzare sicuri e continui dentro un accogliente «flusso naturale», per becchettare poi le manciate di cibo che qualche anima pia mette sul davanzale o nei contenitori. E pare che il tipico arredo a verde dei quartieri in stile suburbano, con alberi e cespugli anziché coi vasti prati aperti tipici di certi progetti razionalisti, garantisca meglio la transumanza. 

Uscendo dal punto di vista specifico delle cinciarelle e cinciallegre monitorate nelle loro migrazioni urbane, cosa ci indica, questa preferenza di mercato? Null'altro che quanto si accennava all'inizio, ovvero che non basta un generico «verde» ad affermare che stiamo facendo tornare la natura in città. Occorre ben altro, ovvero far sì che si possano ricostruire, pur dentro il contesto artificiale delle infrastrutture e spazi ad uso delle attività umane, relazioni organiche e sufficienti ad assicurare benessere resilienza e autonomia a flora e fauna. Se vogliamo i cosiddetti «servizi dell'ecosistema» forse sarà meglio iniziare a riflettere anche in questa prospettiva (come fanno tante città che stanno investendo cospicue risorse in alberature, per esempio), senza nulla togliere all'effetto decorativo di boschi verticali o ex ferrovie con fioriere, per carità!

Su La Città Conquistatrice, il tema intricato ma esiziale delle Infrastrutture Verdi

Si parla di

Uccellacci e uccellini in città

Today è in caricamento