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Venerdì, 29 Marzo 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

Strage Parigi, Carlo Panella: "Non è terrorismo, è molto di più: è guerra e con l'immobilismo la perderemo"

L'ennesima strage che non ha spiegazione, non ha religione, e non ha cuore si è consumata venerdì sera ancora a Parigi, scelta come "città sacrificale" da commandi di uomini senza scrupoli. Centinaia di morti, centinaia di feriti di dieci nazionalità diverse, bombe, spari, violenza. Nessun Dio può permettere ciò. Al massimo Satana, il demonio, il male che usa la sua parola "nemica", la "fede", e la parola "religione" per giustificare il sangue. 

Dopo la strage di Charlie Hebdo, dopo il blitz nel supermercato kosher, sempre nella città francese, l'ennesima carneficina. Non più episodi isolati, nulla di casuale, "cavalli pazzi", forse anzi sicuramente pazzi, ma ben organizzati. Terrorismo? Forse non solo quello ma molto di più almeno a detta dello scrittore e giornalista Carlo Panella intervenuto a Pordenonelegge per presentare il suo ultimo lavoro "Il libro nero del califfato": "Perderemo questa guerra per il semplice fatto che non la stiamo chiamando così, non la consideriamo tale. Hitler non era un terrorista, era molto di più. Se l'Occidente non capisce che questo è paragonabile al nazismo, perdiamo". 

Nessun dubbio, nessuna esitazione per un esperto del mondo medio-orientale che da sempre conosce la storia dei paesi coinvolti e le dinamiche degli ultimi anni: "Siamo di fronte ad una vera e propria guerra di civiltà. Solo che facciamo finta di nulla, perchè altrimenti dovremmo rispondere con un'altra guerra che noi non vogliamo". La storia è la radice di questo fenomeno: "Il califfato nasce dal Wahhabismo, (definito movimento di riforma religiosa, sviluppatosi in seno alla comunità islamica sunnita, fondato da Muhammad ibn ʿAbd al-Wahhāb nel 1700)". I wahhabiti credono che tutti coloro che non praticano l'Islam secondo le modalità da essi indicate siano pagani e nemici dell'Islam. Il loro obiettivo è "Tornare alla polis fondata nel 622 da Maometto ma con la stessa crudeltà e la stessa ferocia. Trasportare quel modello nella modernità e divulgarlo con i media. Grazie a internet fanno proseliti. Lavorano per l'utopia di eliminare gli altri, zavorra dell'umanità. I kamikaze non lo fanno per altro, sono convinti di fare un mondo nuovo".

Ma c'è un problema molto grande che non deve essere sottovalutato: "Questo stato, questo califfato piace. Dentro lo stato islamico non si hanno notizia di rivolte, i sudditi non scappano. Chiamarli semplicemente terroristi e non capire che c'è uno stato che sta marciando e che ci fa la guerra è sintomo di straordinario ritardo culturale di questi mondi. Noi siamo ignoranti su di loro. La differenza con gli altri totalitarismi è che questi hanno un tessuto plurimillenario e lo fanno dichiaratamente per fede. Oggi il califfato è in Iraq, in Siria, in Egitto, in Libia. E' forte anche in Europa".

E l'Occidente per ora che fa? Resta immobile: "Questa inerzia sarà fatale: è importante saper analizzare le situazioni e capirle. Manca l'autorità. Quello che sta succedendo ora in Europa non è niente. L'Isis vince perchè c'è disgregazione. In Italia idem, c'è tutto e niente. Un po' Buddha un po' new age".

Immobilismo che cerca ancora una integrazione forzata. Una strategia già fallita: "Nella prima integrazione abbiamo fallito con gli extracomunitari. I terroristi francesi delle prime stragi erano stati allevati, "spesati" dalla Francia. Mancano i valori fondamentali: non vogliono matrimoni misti ad esempio. Abbiamo molte moschee Ucoi, ma il vero problema è che quello che dicono è la stessa cosa del califfato. Io ho capito e vedo che in Italia le teorie di questi estremisti, sottolineo le teorie, sono condivise in larga parte in Europa".

Dove sta l'errore allora? Dove hanno sbagliato in Europa e in Occidente negli ultimi anni? E la soluzione? "Si è sbagliato tre anni fa a non intervenire in Siria. Piano piano adesso stanno scomparendo gli stati, con questa guerra stanno implodendo. La Libia è scomparsa, lo Yemen pure. La Nigeria è divisa. L'Algeria salterà. Questo crea masse di profughi non controllate in cui sono possibili le infiltrazioni. Bisogna difendersi. Serve un nuovo presidente americano, alla Bush, che agisca in politica estera. E serve a quel punto una coalizione con alcuni paesi arabi come le monarchie, Marocco e Giordania, e il Kurdistan. E la Russia. Non ci sono molte altre soluzioni: o così o li combatte Putin oppure ci invadono".

L'intelligenza, la cultura, la conoscenza, la libertà, la vita, la forza e l'unità per combatterli. E l'amore. E la preghiera. Quella di cuore, quella che vuole Dio, non quella che vuole Satana. Per ricordare per sempre Parigi come città dell'amore e non come città della morte. 

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