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Giovedì, 18 Aprile 2024
Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

A cura di Gloria Callarelli

la Costola Rosa - L'abbraccio di Medjugorje, Ombretta con la fede ritrova suo figlio

Nell'appuntamento di quest'oggi tratto dalla rubrica la Costola Rosa, curata da Simona Amabene, la storia commovente di una mamma che ha perso suo figlio in un incidente stradale ma che ha ritrovato la fede, l'amore di Maria e la forza di lasciarlo andare durante un pellegrinaggio a Medjugorje. 
Gloria Callarelli

Ho sempre desiderato dare voce, con un appuntamento periodico, a quelle storie coraggiose di donne che ho avuto il privilegio di conoscere e che si sono distinte per la loro dignità, forza d’animo e determinazione. Donne che traggono questa forza da una profonda e ritrovata fede cristiana. Storie di conversione legate a fatti di cronaca inediti, talvolta drammatici, altri nati nella quotidianità, frutto di un cammino spirituale emozionante tra mille ostacoli. La prima commovente storia che ho raccontato per la Costola Rosa è quella di Ombretta. Nel giorno in cui Enzo Manes, il direttore di questa rivista mi affidava il primo articolo per la rubrica della Costola Rosa, la liturgia del 26 maggio mi illuminava confortandomi nella stesura di questo testo sulle storie delle donne. Atti degli Apostoli cap. 16, vv. 1-15: San Paolo incontra nella città di Filippi Lidia, una facoltosa commerciante di porpora di Tiatria che apre agli apostoli le porte della sua casa ospitandoli e rifocillandoli. Donne discepole, donne al servizio, donne collante della famiglia, il primo cenacolo della Chiesa: “Gli apostoli lungo le loro predicazioni non hanno mai ricusato di condividere il loro tempo con le donne credenti,” così padre Roberto Fusco, il teologo del Messalino Shalom. Madri, spose, giovani e vedove hanno arricchito la predicazione del Vangelo con la loro presenza forte e delicata. Ieri, come oggi, la donna è al centro della vita della Chiesa e papa Francesco ha più volte ribadito il ruolo fondamentale di noi donne. E così, la storia di questo mese ci fa conoscere la vita di Ombretta che rinasce a Medjugorje dopo aver incontrato il dolore.

QUEL TERRIBILE INCIDENTE IN AUTO. Mi trovo sulla motonave che attraversa l’Adriatico da Ancona a Spalato, felice di vivere un nuovo pellegrinaggio a Medjugorje per il 30° anniversario delle apparizioni mariane, quando vengo attratta da un allegro gruppo di donne che indossa una colorata t-shirt con la scritta “Rosary Club”. Non resisto, mi presento e chiedo loro: che cos’è il Rosary Club? Mi risponde Ombretta Rossi, una donna con un gran bel sorriso, e le sue parole mi lasciano esterrefatta e subito penso, questa storia straordinaria merita di essere raccontata. “È la sera di sabato 25 febbraio 2007 – spiega Ombretta – è da poco passata la mezzanotte, mio figlio Filippo, 21 anni, è alla guida di un’auto diretta alla discoteca ‘Pascià’ di Riccione. Insieme a lui altri tre ragazzi, tra cui Paolo, il festeggiato, che poco prima aveva soffiato le candeline del suo diciottesimo compleanno a cena, in un ristorante di Pesaro in compagnia degli amici, di noi genitori, in un clima di festa di assoluta normalità e serenità senza eccessi. E poi, Elisa e Riccardo, entrambi diciasettenni. L’autovettura sbanda sull’asfalto reso viscido dalla pioggia e con un urto violento si scontra frontalmente con un’altra auto, un SUV, nella corsia opposta, nella quale si trova una famiglia: papà, mamma e due bimbi piccoli di San Giovanni in Marignano. Mio figlio e gli altri tre giovani muoiono sul colpo, i quattro componenti della famiglia sull’altra autovettura sono tutti feriti gravemente. Il dolore che ho provato è stato devastante, di quelli che ti fanno precipitare nel baratro più nero della disperazione. Ma la mia ferita e quella di mio marito era ancora più accentuata dal senso di colpa per la tragica fine degli altri tre ragazzi.” Ombretta, nel rievocare quel momento  drammatico, ha gli occhi lucidi e quel suo sguardo sofferente mi commuove. Mi racconta che Antonella, una sua cara amica, preoccupata per il suo terribile stato di salute psicofisico, dopo qualche mese dal drammatico incidente la convince ad andare per la prima volta a Medjugorje, verso la metà del mese di giugno.

UNA SUORA O... La sera del suo arrivo, Ombretta si reca con gli altri pellegrini alla Croce Blu: “Qui sono scoppiata in un pianto incessante, un singhiozzo irrefrenabile, lacrime ‘pesanti’ come sassi che, fuoriuscendo copiose, mi hanno alleggerito da un peso insopportabile allo stomaco che avevo portato fino a quel momento”. Ombretta dopo qualche ora, rientra in albergo e va a dormire stanca del lungo viaggio e della grande emozione appena provata in quel luogo benedetto. L’indomani mattina, a sorpresa, viene assalita dal dubbio e con animo angosciato pensa: “Che cosa sono venuta a fare qui? Quello che cerco, quello che desidero, è soltanto riavere Filippo. Ma questo è impossibile”. Nonostante il conflitto interiore e la tanta confusione, decide di salire sulla collina delle apparizioni, col resto del gruppo. Davanti alla statua della Madonna si abbandona a Maria, prega e la implora tra le lacrime stringendo la foto di Filippo. A un tratto, si sente abbracciare... una suora la stringe a sé con dolcezza, le trasmette un profondo senso di fiducia e di tenerezza. Dopo tanto tempo si sente di nuovo in pace. Succede qualcosa di straordinario in quell’abbraccio. Ombretta, trova la piena consapevolezza che esiste la vita eterna: suo figlio è vivo e sta bene. Quello stato di benessere interiore, viene interrotto dalla sua amica Antonella, che la chiama: è l’ora di scendere dalla collina. Ombretta vede la suora allontanarsi, è vestita di color grigio perla, indossa un velo bianco che le scende fino a metà schiena. Piena di gioia, desidera condividere con gli altri pellegrini l’emozione che prova, ma tra stupore, meraviglia e delusione prende atto che nessuno di loro ha visto quella religiosa, la cui immagine è ben scolpita nella sua mente: lei è certa di aver ricevuto un abbraccio da una persona in carne e ossa. Neppure don Marco De Franceschi, guida spirituale del gruppo, l’ha vista. È rimasto seduto per tutto il tempo, ai piedi del crocifisso che sorge poco più in alto rispetto alla statua della Vergine. Infatti, il sacerdote, preoccupato per la condizione di Ombretta, non l’aveva persa d’occhio un istante pregando la Madonna che la sollevasse da quella pena terribile. Da quell’incontro avvolto dal mistero, Ombretta ha ricevuto nel suo cuore la certezza che suo figlio Filippo vive in cielo ed è felice; Ombretta ha ritrovato sia Dio, dal quale si era allontanata, sia quella dimensione spirituale che aveva per troppo tempo trascurato. Le sue parole mi coinvolgono, è incredibile la serenità, la fermezza con le quali parla: non c’è il minimo dubbio su quanto ha visto e sentito, un incontro che le ha restituito la serenità. La gioia, la pace che trasmette è molto intensa. Le chiedo: “Che cosa ha rappresentato per te quel viaggio a Medjugorje?”. Ombretta senza esitazioni mi dice: “Quando all’inizio mi avevano detto che il sacrificio di mio figlio avrebbe portato tante anime a Dio, mi sono risentita, non lo accettavo... perché proprio lui? Oggi riconosco che attraverso il dolore per la scomparsa di Filippo, ho scoperto l’amore di Dio, tante persone si sono convertite e so che ora lui sta veramente bene e sarebbe egoistico rivolerlo qui. Il vuoto della mancanza fisica di mio figlio ci sarà sempre, mi sento come amputata, mamma a metà e quando qualcuno mi chiede quanti figli ho, rispondo, uno in terra e uno in cielo, che vive spiritualmente accanto a me”.

LA RECITA DEL ROSARIO IN RIVA AL MARE. Ombretta, da quell’incontro straordinario inizia ad approfondire la storia di Medjugorje, frequenta assiduamente la parrocchia di Santa Maria del Porto a Pesaro, riceve in dono dall’amica Rosy, una corona del Rosario color glicine e insieme a Stefania, mamma di Paolo, il giovane diciottenne scomparso in quella tragica notte, fondano un gruppo di preghiera: il Rosary Club. A loro si uniscono altre donne ferite nel cuore dagli avvenimenti della vita, il gruppo cresce e da tre arriva a sessanta membri, e tutte le mattine dalle 6.10 alle 7.30, estate e inverno, pioggia e vento, prima di andare al lavoro, si ritrovano sulla spiaggia di Pesaro e camminando in riva al mare, recitano il Rosario con la corona color glicine e la maglietta col simbolo della farfalla che rappresenta la rinascita della vita. Inoltre, imperdibile a metà giugno, per tutte, il pellegrinaggio a Medjugorje: un appuntamento di preghiera e serenità che si rinnova di anno in anno, con un sempre maggior numero di adesioni. Ombretta mi saluta confidandomi: “La gioia di Dio che ho nel cuore aumenta tutte le volte che la dono agli altri”.

(dalla rivista La PRESENZA di MARIA ogni mese in edicola, per ordinarla scrivete a: abbonamenti@lapresenzadimaria.com)

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