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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Orizzonte verde

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A cura di Nicola Clemente

Trent'anni a difesa dell'ambiente per il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati

Trent’anni di attività e oltre 5 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato recuperate in Italia, sono solo alcuni dei dati relativi alle performance del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che ha celebrato il suo 30° anniversario nel corso dell’evento “Difendiamo l’ambiente. Da 30 anni”.

Hanno partecipato, tra gli altri, ai festeggiamenti, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il presidente dell’Unione Petrolifera Alessandro Gilotti, il direttore generale di Legambiente Rossella Muroni, il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi e il delegato Anci Energia e Rifiuti Filippo Bernocchi.

Il COOU, attivo dal 1984, coordina l’attività di 72 aziende private di raccolta e di 5 impianti di rigenerazione distribuiti sul territorio nazionale; recupera ormai il 98% dell’olio lubrificante usato raccoglibile e ne destina alla rigenerazione il 90%.

L’olio lubrificante usato, che la legge definisce “rifiuto pericoloso” (bastano 4 kg di olio usato dispersi in mare per inquinare irrimediabilmente una superfice d’acqua grande come un campo da calcio), attraverso la rigenerazione può essere trasformato in una base lubrificante nuova che ha le stesse caratteristiche di quella di prima raffinazione. In 30 anni, attraverso la rigenerazione sono state prodotte 2,5 milioni di tonnellate di oli base e oggi l’olio rigenerato entra nelle formulazioni del 25% dell’olio lubrificante prodotto in Italia.

“Proteggere l’ambiente e trasformare un rifiuto in risorsa – ha spiegato il presidente del Consorzio, Paolo Tomasi – è da trent’anni il nostro lavoro, la nostra scommessa sulla qualità della vita. Una scommessa che, come emerge anche dal “Green Economy Report” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, oggi possiamo dire vinta, dal momento che il lavoro della nostra filiera ha consentito all’Italia di raggiungere standard elevatissimi nella raccolta e nel riciclo di questo rifiuto pericoloso. Un lavoro che non è passato inosservato all’estero, se si pensa che il nostro know-how è stato esportato in Paesi come la Cina e gli Stati Uniti".

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