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Venerdì, 29 Marzo 2024
Primo Soccorso in pillole

Primo Soccorso in pillole

A cura di EmergencyRoom.it

L’infarto cardiaco

Si parla sempre di più, nei paesi industrializzati, delle patologie cardiache e in particolare dell’infarto; spesso questa parola viene utilizzata, da chi non è del mestiere, come sinonimo di arresto cardiaco. In realtà sono due cose ben diverse, ma parleremo della seconda in un prossimo articolo.

Per capire cos’è l’infarto, bisogna innanzitutto spiegare alcuni caratteri fondamentali dell’anatomia e fisiologia cardiaca.
Il cuore è un muscolo cavo che contraendosi e rilasciandosi ritmicamente (e autonomamente) si comporta come una vera e propria pompa che provoca il movimento e la messa in circolo del sangue contenuto in tutto l’apparato cardio-vascolare. In questo modo l’ossigeno trasportato dai globuli rossi è in grado di raggiungere ogni organo e tessuto che altrimenti morirebbero.
Il cuore stesso però, essendo un muscolo, ha anch’esso bisogno di sangue ossigenato per sopravvivere; ecco che entrano quindi in gioco delle piccolissime arterie, chiamate arterie coronarie, che hanno appunto la funzione di “nutrire” le pareti muscolari cardiache, fornendo loro il giusto apporto di sangue ossigenato.

17004-2-2Questo è ciò che avviene normalmente in un cuore sano, ma provate a immaginare cosa succederebbe se una di queste arteriole dovesse ridurre il proprio diametro riducendo così la sua portata di flusso sanguigno; o addirittura, se un trombo (coagulo di sangue) dovesse incunearsi in uno di questi piccolissimi vasi, ostruendo totalmente il passaggio di sangue ossigenato. Il risultato sarebbe “l’ischemia del tessuto cardiaco” a valle dell’ostruzione. In parole povere, chiudendosi il rubinetto che portava l’ossigeno, ci sarebbe una parte di muscolo cardiaco che inizierebbe a soffrire, procedendo velocemente verso una condizione di necrosi (morte) cellulare.

Questa necrosi prende il nome di “Infarto cardiaco acuto” anche detto IMA.

La sintomatologia viene spesso sottovalutata dagli astanti e perfino dallo stesso paziente. In realtà è proprio il riconoscimento e la consapevolezza del problema a innescare il meccanismo che porterà alla salvezza della persona colpita. Oggi non tutte le strutture ospedaliere del servizio sanitario nazionale sono specializzate per trattare questo tipo di patologia, e non tutti i mezzi di soccorso del 118 sono in grado di intraprendere le prime cure specifiche. Risulta quindi di fondamentale importanza riconoscere tempestivamente i sintomi e chiamare immediatamente il 118 riferendo l’accaduto e fornendo tutte le informazioni richieste.

Quali sono i segni e sintomi di infarto?
Primo fra tutti, il dolore toracico; questo dolore, che spesso viene riferito come un peso o una “morsa”, viene localizzato esattamente al centro del petto, in regione sternale. Talvolta, si verifica una “irradiazione” (si sposta..) verso l’epigastrio (alla bocca dello stomaco), oppure verso il giugulo, le spalle e le braccia, o perfino posteriormente al centro delle scapole.
La durata del dolore, che spesso è di insorgenza improvvisa, non è normalmente inferiore ai venti minuti.
Oltre al sintomo principale appena descritto, è abbastanza frequente notare una profusa e inspiegabile sudorazione fredda, pallore cutaneo, nonchè una sensazione di difficoltà respiratoria o affanno.
Cosa si può fare durante l’attesa dell’ambulanza? In realtà, se avete riconosciuto i sintomi e avete correttamente attivato il servizio di emergenza sanitaria 118, avete già fatto molto.
Il nostro consiglio a questo punto, è quello di non far compiere alcuno sforzo alla persona, di mantenerla in posizione seduta o semiseduta e infine di vigilare e valutare continuamente l’eventuale evoluzione delle sue condizioni.

Il soccorso professionale
Inutile sottolineare quanto sia importante la rilevazione dei parametri vitali in questi pazienti già da parte del personale volontario, di solito primo a giungere sul posto. Gran parte dei farmaci che il personale sanitario somministrerà successivamente al paziente, tra cui Morfina per alleviare il dolore e nitroderivati per vasodilatare le coronarie e “alleggerire” il lavoro cardiaco, necessitano di un’attenta valutazione dei parametri e in particolare della pressione arteriosa.

Le ultime linee guida internazionali stanno recentemente rivalutando l’efficacia e l’utilità della somministrazione di ossigeno.
La destinazione ospedaliera viene normalmente stabilità dopo la diagnosi che si esegue tramite elettrocardiogramma (ECG) già a casa del paziente. L’ECG, in gran parte d’Italia, viene poi inviato in ospedale grazie a moderni strumenti di telemedicina. Il tutto per ripasrmiare tempo e per ridurre i danni cardiaci a favore di una migliore prognosi per il cittadino.

Lo staff di EmergencyRoom.it
Resp. Sanitario Dott. Michele Musiari

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