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Giovedì, 28 Marzo 2024
Passaggio a livello

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A cura di Dario Balotta

Moretti e le Ferrovie, una storia che dura da 14 anni: troppi

Moretti, il presidente più inviso dai pendolari italiani, dal 2001 al 2006 è stato a capo di Rete ferroviaria italiana nel periodo in cui veniva realizzata l'Alta velocità più cara d'Europa e in tempi tripli rispetto alle altre reti europee (tra cui quella del suo omologo tedesco). Ora vanta altri altri otto anni alla guida del gruppo Ferrovie dello Stato. E così sono in tutto - mese più, mese meno - 14 anni di fila in una delle aziende pubbliche più importanti del Paese.

Giunto a 60 anni e dopo aver prepensionato migliaia di ferrovieri a spese dell'Inps, ora è giunto il suo turno di andare in pensione (possibilmente senza buonuscita) se si considerano i risultati da lui conseguiti nella loro oggettività invece che nella propaganda "morettiana".

Nel 2000-2012 le ferrovie italiane, secondo Eurostat (ufficio di statistiche europeo), hanno registrato un brusco peggioramento di posizioni passando dal 12° posto del 2000 al 20° del 2012 nella classifica dei 28 paesi dell'Ue. In particolare l’Italia si è distinta negativamente con una riduzione del traffico passeggeri del 12.6% passando da 818 km per abitante del 2000 a 715 km per abitante del 2012.  

Per non fare dispetto ai passeggeri anche le merci non sono state da meno essendo crollata la quota del traffico su ferro al 6%  mentre la media europea è intorno al 14%. 

L'unico aspetto "positivo" della sua gestione è stato la scontata crescita del trasporto dell'Alta velocità ovvero una scelta strategica degli anni '90, quando lui aveva ancora i pantaloncini corti. Ma questo fiore all'occhiello è arrivato mortificando il trasporto a lunga distanza, intercity e notte, che è stato pressoché dimezzato, e quello per i pendolari che è stato ridotto nonostante i proclami di interesse strategico. 

Nella sua opera però non è stato solo avendogli dato un notevole aiuto la politica che ha delegato a Ferrovie dello Stato il ruolo di programmazione che spettava al ministero dei Trasporti. E pagando a piè di lista. Contributi pubblici generosi che hanno portato il debito pubblico nazionale ad essere causato per il 13 per cento dai disavanzi delle italiche ferrovie (come emerge da questo studio).

Inoltre, in questa sorta di delega in bianco e di conseguente far west delle regole, è stato facile per il gigante Ferrovie tenere lontano la concorrenza lillipuzziana ostacolandola in tutti i modi ed impedendone l'accesso alla rete. Così concedendo cattive "tratte" Rete ferroviaria italiana (ovvero il gestore dei binari che comunque fa parte di Ferrovia) ha fatto fallire Arenaways la promettente "Ryanair" sui binari. Oppure ha presentato richieste sproporzionate ai concorrenti più attrezzati come Ntv che è dovuta ricorrere all'antitrust.

Infine il dividendo del presunto risanamento non è certo andato a beneficio degli italiani, ovvero quelli che ne hanno sopportato (e ne sopportano) l'onere. Per non essere criticato da nessuno per il suo stipendio il management (nonostante quello che dicono alcuni leader sindacali) ha incrementato generosamente gli stipendi e aumentato le qualifiche dei non prepensionati al di fuori di ogni logica di meritocrazia. 

In un Paese che vuole cambiare Moretti è tempo si goda la sua dorata pensione nella sua Riviera. 

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