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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A cura di Luciano Lanna

Perché Renzi realizza il sogno di Berlusconi

E' davvero cambiato tutto nella percezione della sfera politica in Italia. Non ci riferiamo a giudizi di valore o a considerazioni valutative ma alla oggettiva fotografia di quello che è avvenuto. La dialettica politica sembrerebbe infatti delinearsi come la strategia di potere di un’unica soggettività gravitazionale, la quale si consolida costantemente attraverso la neutralizzazione delle altre forze (che vengono o costrette a coalizzarsi o finire all’angolo).

Cos’è in fondo il renzismo se non la politica concepita come amministrazione attraverso un’unica soggettività legittimata a fornire le cooptazioni nei luoghi delle decisioni?

Pare quasi di essere tornati ai tempi in cui solo attraverso la Dc si poteva pensare di fare politica. Paradossalmente è come se fossimo al compimento di tutto quanto suggerito dalla retorica berlusconiana: la politica come amministrazione, la governabilità prima di tutto, la necessità di liberare la sfera esecutiva dalle mediazioni del parlamento e dei partiti. In fondo il declino “culturale” di Berlusconi e l’assunzione ai cieli mediatici di Renzi potrebbero essere considerate come due facce dello stesso fenomeno. Il renzismo come l’inveramento di ciò che il berlusconismo prometteva di fare ma poi non ci riusciva per via della sua contraddizione d’origine. 

Quando infatti nel ’93 Berlusconi irrompe sulla scorta della retorica della democrazia dell’alternanza fu costretto a giocare tutto sul bipolarismo  – destra vs. sinistra – e a premere quindi l’acceleratore della mobilitazione del consenso sulla demonizzazione dell’avversario. Da qui la costruzione di uno schema iperconflittualista – ma tutto virtuale e virtualizzato – in cui nel momento stesso in cui il Cav era costretto a resuscitare la retorica dei comunisti cattivi (come dei giustizialisti giacobini o del partito delle tasse) l’altro campo doveva necessariamente animare l’antiberlusconismo. 

È lo schema che ha animato la sfera pubblica di un ventennio, provocando le vittorie di Berlusconi ma anche le sue sconfitte e, soprattutto, la sua frustrazione di non aver mai potuto governare per le mediazioni degli alleati e il fastidio dell’opposizione. 

Adesso questa contraddizione sembrerebbe risolta. Matteo Renzi, che aveva 19 anni nel ’94, è l’uomo che ha capito di poter realizzare tutto quel che Berlusconi avrebbe voluto (ma non poteva fare). Renzi si pone retoricamente oltre lo schema sinistra/destra, ottiene consensi da un’area vasta moderata, ha assorbito e neutralizzato le spinte di sinistra interne al Pd, ha coalizzato anche forze di centro e di destra, dialoga sulle riforme con Berlusconi e la stessa opposizione grillina. Tutto il suo progetto si basa sulle tante sbandierate riforme, sulla sburocratizzazione, su un modello costituzionale decisionista. Valgano come prova le parole di Pier Silvio Berlusconi: “Come italiano e imprenditore – ha ammesso – tifo per le riforme subito e per la fretta del governo: Renzi ha una chance unica”.  

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