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Giovedì, 25 Aprile 2024
AAA... acquisti

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A cura di Massimiliano Dona

Gli acquisti su Amazon e la necessità di rispettare i patti verso i consumatori nell'e-commerce

I latini lo dicevano in modo granitico "pacta sunt servanda": gli accordi devono essere rispettati. E ciò vale anche oggi, dove i contratti non sono scritti sulla pietra e tantomeno sulla carta: i patti del nostro tempo, infatti, sono poco più di impulsi informatici che viaggiano da un capo all'altro dell'emisfero a velocità inimmaginabili.

Ma oggi come al tempo dell'antico brocardo latino, la società e il mercato si fondano sul rispetto degli accordi: non ci si stringe più la mano come una volta, ma non per questo possiamo sottrarci ai nostri impegni, ancor più se siamo tra i leader indiscussi della società digitale.

Mi riferisco ad Amazon, noto sito di e-commerce, che sembra trovarsi nuovamente nei guai nel rapprto con i consumatori per aver "annullato" alcune centinaia di ordini sostenendo di aver "sbagliato" nell'indicazione del costo di vendita.

La storia è presto detta: nella giornata del 17 maggio 2016, giungono improvvisamente all'Unione Nazionale Consumatori numerose segnalazioni di persone che raccontano di aver acquistato dei tablet Kindle Fire al prezzo promozionale di 1 euro. La ricezione della rituale e-mail di "conferma dell'ordine" da parte di Amazon indicava il buon esito della transazione. Tuttavia, in un secondo momento, il venditore comunicava l’annullamento degli ordini adducendo un "inconveniente tecnico" che avrebbe generato per errore un prezzo diverso da quello effettivo.

Eppure, da un punto di vista giuridico, i contratti (con la conferma dell'ordine inviata da Amazon) dovrebbero essere giuridicamente validi: ecco perchè ci chiediamo perchè il sito si ostini nel rifiutare di consegnare i prodotti.

Ma al di là dei cavilli da avvocati (sarà divertente capire cosa decideranno i giudici), resta una questione d'ordine "morale": quand'anche fosse vera la storia del problema tecnico, viene da chiedersi perchè a farne le spese debbano essere gli utenti. Non sarebbe forse lecito aspettarsi un diverso atteggiamento da parte di una impresa di tale calibro nel mondo ecommerce?

Non è questa la sede per dare una risposta: sarà infatti l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (alla quale abbiamo depositato una segnalazione per pratica commerciale scorretta) a verificare l'eventuale scorrettezza delle condizioni generali di contratto (dove Amazon prevede -a mio giudizio illegittimamente- che il contratto diventi valido solo con l'invio di una seconda email destinata al consumatore).

Quel che è certo è che questo sembra un anno nero per Amazon: dopo aver dovuto modificare (proprio su nostra richiesta) la pubblicità di Amazon Prime, poco più di un mese fa è arrivata la condanna dell'Antitrust per gravi omissioni informative in danno dei consumatori sul suo sito e-commerce.

Questa era un'occasione per rifarsi. Ma Amazon preferisce la sua strada, con buona pace di quel che pensavano i latini.

Per segnalarci un caso è attivo lo sportello e-commerce dell'Unione Nazionale Consumatori.

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