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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Gli scandali non fermano i social network: cambiano le regole privacy, ma la pubblicità non sarà più la stessa!

Tutti coloro che sono iscritti ad un social network (da Facebook ad Instagram, da Twitter a Snapchat, da Google+ a Youtube, solo per citare i più famosi) si saranno accorti che le regole per la privacy stanno cambiando: sul nostro computer (o sullo smartphone) in questi giorni stanno comparendo avvisi che ci esortano ad approvare le nuove condizioni. Ai più sembrerà una scocciatura, ma sono passaggi che andrebbero seguiti con un po’ di pazienza per evitare che le impostazioni (magari risalenti a qualche anno fa), non siano più attuali e magari non ci faccia piacere condividere una grande quantità di informazioni al di fuori della cerchia dei nostri amici.

Qualcuno, rivolgendosi agli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori, ci sta chiedendo se questi messaggi siano il frutto dei recenti scandali che hanno riguardato i dati immessi sui social (cito ad esempio quello che ha riguardato Facebook con Cambridge Analytica, ma non è il solo). Ebbene, va chiarito che si tratta molto più semplicemente dell’ormai imminente entrata in vigore delle sanzioni previste dal Regolamento Europeo sulla privacy (cosiddetto GDPR). 

In effetti (purtroppo) le più recenti statistiche sul pubblico che segue i social network (aggiornate a Marzo 2018) mostrano una crescita che non accenna ad arrestarsi né Italia né nel mondo. Perchè questi dati fanno rumore? Perchè questa diffusione non sembra scalfita dai recenti scandali sulla privacy e dai molti dubbi sulla sicurezza che hanno investito questi operatori. 

Secondo l’ultimo report di We Are Social e Hootsuite, anzi, il numero di persone che in tutto il mondo utilizzano i social è cresciuto di oltre 100 milioni nei primi tre mesi del 2018 (!) raggiungendo quasi i 3,3 miliardi alla fine di marzo 2018 (con un incremento del 13%). Le Statistiche social network 2018, nel dettaglio, dicono che gli utenti dei social media in Italia sono cresciuti del 10% raggiungendo a Marzo 2018 i 34 Milioni di utenti con una penetrazione del 57%  (ció significa, in pratica, che il 57% della popolazione italiana di oltre 59 milioni di abitanti è attivamente presente sui social).

Secondo le statistiche, il social media più utilizzato in Italia è Youtube utilizzato dal 62% degli utenti, segue Facebook con il 60%, WhatsApp con il 59%, Facebook Messenger con il 39%, Instagram al 33%, Google+ 25%, Twitter al 23% (ma si noti che sono i dati relativi alla diffusione dei social secondo quanto dichiarato dagli utenti).

Ora questo fenomeno non è solo di tipo sociale: il fatto che un pubblico così ampio nel mondo passi molto tempo su queste piattaforme sta ingolosendo (e non da oggi) chi fa pubblicità: già molti di noi avranno potuto notare che i dati della nostra navigazione sono utilizzati per “recapitarci” messaggi commerciali più o meno personalizzati.

E questo è solo l’inizio: presto, grazie alla convergenza tra internet e televisione (questa, a breve, sarà più massicciamente accessibile online) anche i cari vecchi spot del piccolo schermo saranno personalizzati in base a chi si trova davanti alla tv.

Per non dire poi dell’influencer marketing, quel fenomeno denunciato già da oltre un anno dall’Unione Nazionale Consumatori che consiste nell’usare le “personalità” del web come testimonial, nascondendo i prodotti dietro scene di vita quotidiana.

Ecco perché le web star fatturano milioni di dollari a seconda della loro notorietà. Chi sono i “volti” più famosi? Anche qui ci aiutano le statistiche pubblicate recentemente secondo cui sarebbe Selena Gomez l’utente Instagram con –leggete bene- 135 milioni di follower. Su Facebook, invece, la pagina principale è quella di Cristiano Ronaldo. Vale la pena notare che due marchi consumer, National Geographic e Nike, appaiono entrambi nella lista dei 20 account più seguiti su Instagram. Puoi scoprire qui i 30 profili Instagram più seguiti.

Insomma, parliamo di numeri impressionanti: non è forse il caso di pensarci un po’ prima di consegnare i nostri dati a queste “macchine infernali”?

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