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Giovedì, 28 Marzo 2024
AAA... acquisti

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A cura di Massimiliano Dona

Quanto siamo davvero informati? Dalle fake news al copyright il diritto-dovere di selezionare le informazioni per fare scelte consapevoli

Si parla sempre più spesso di “consumatore informato”. Tuttavia questa rischia di essere una di quelle espressioni citate al punto da perdere di significato…. Ed è facile immaginare le conseguenze di un processo che conduca a considerare un fondamentale diritto di cittadinanza alla stregua un luogo comune!

Me ne preoccupo perché sento troppo spesso invocare l’informazione dei consumatori da parte delle Istituzioni, dai mass media o dalle aziende, ma solo per “interessi di bottega”: le prime trovano frequentemente occasione per lanciare "campagne di informazione” demagogiche, gli organi di informazione ne fanno talvolta strumento per giustificare comportamenti deontologicamente discutibili, le imprese infine si vantano di potersi confrontare con consumatori sempre più consapevoli forse al solo scopo di deresponsabilizzarsi.

Non ultime (non voglio sottrarmi a una sana autocritica) le stesse Associazioni dei consumatori inaugurano talvolta campagne informative, stampano materiali, rilanciano siti web e social network non sempre davvero utili ad accrescere l’informazione dei consumatori.

Così, se da un lato ho purtroppo la sensazione che la maggior parte di questi attori strumentalizzi l’informazione del consumatore pro domo propria, l’interrogativo che resta sul tavolo riguarda il livello di informazione assicurato oggi ai cittadini: quanto ciascuno di noi sa (effettivamente) compiere scelte fondate su elementi oggettivi?  

Da presidente della prima, storica Associazione dei consumatori, ritengo che sul tema sia necessario essere onesti: certamente non viviamo più al tempo di un consumatore passivo che acquista senza documentarsi. D’altro canto, però, non possiamo ancora celebrare l’avvento di un’epoca dominata da "turbo-consumatori" perfettamente informati e razionali. Ce lo spiega, senza ombra di dubbio, il tenore dei reclami che ogni giorno pervengono agli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori… Se su alcune tematiche (dalla telefonia all’ecommerce) i cittadini si dimostrano informati e proattivi, su altre (dall’alimentazione alle bollette di energia) il livello culturale è disarmante. Poi ci sono i temi polarizzanti (a cominciare da quelli che riguardano la salute) dove i pregiudizi prevalgono sulle verità scientifiche e le cosiddette fake news hanno la meglio.

Certamente la diffusione del digitale ha senz’altro facilitato l’accesso alle informazioni e tutti noi, già all'ora della colazione, con un rapido sguardo alla time-line del nostro social network preferito, acquisiamo una serie di notizie sulla stretta attualità, ma possiamo anche fare approfondimenti sulla nostra intenzione di comprare un nuovo elettrodomestico o cambiare l’auto. Il punto allora è forse questo: la moderna società dell’informazione online accresce, con buona probabilità anche la superficialità con la quale ciascuno di noi si informa! Non rivelo nulla di nuovo dicendo che questa è anche l’epoca delle migliaia condivisioni sotto un post che rischiano di far apparire come reali fatti che non sono neppure verosimili.

Ecco perché ritengo attuale la riflessione sul “reale” livello di consapevolezza dei consumatori: il rischio più immediato, al giorno d’oggi, è quello di peccare di presunzione, di dimenticare l'esigenza di documentare le nostre affermazioni e documentarci su quelle fatte da altri. Di trascurare che il necessario pendant del tanto invocato (e strumentalizzato) diritto all’informazione è il dovere di informarsi: il diritto ad essere informato (quindi quello a ricevere una corretta informazioni) implica anche la responsabilità di ricercare informazioni.

Oggi questo “dovere” si traduce concretamente nella necessità di selezionare tra le molte informazioni disponibili e poi di andare oltre il titolo di un articolo, magari accompagnato da un foto accattivante. Di questa esigenza devono farsi carico tutti gli attori della filiera informativa ed anche le Istituzioni europee che, proprio in questi mesi, hanno all’ordine del giorno una riforma del diritto d’autore che (forse con l’intento di preservare chi investe nell’informazione di qualità) rischia di avere l’effetto perverso, in nome del copyright, di ridurre la possibilità per ciascuno di noi di postare le poche parole di un link ad un sito di news. E’ chiaro che un simile scenario avrebbe ricadute disastrose sulla circolazione delle informazioni. Su questo è davvero bene cominciare ad informarsi e lo si può fare da qui: dai uno sguardo al sito #pocheparole.

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