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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Difendersi dal recupero crediti ossessionante

Pagare i debiti è un dovere, ma dobbiamo anche accertarci che gli importi richiesti non siano gonfiati e che i modi usati dalle società di recupero crediti siano legittimi! Sembra, infatti che pur di indurre i cittadini a pagare, la maggior parte degli “esattori” non si faccia alcuno scrupolo etico: la tecnica principale è quella di esercitare una esagerata pressione psicologica sul debitore forse perché si crede che “ossessionare chi è in difficoltà paga sempre”!

Così, complice la crisi economica, il recupero crediti sembra diventato il business del momento e in molti segnalano all’Unione Nazionale Consumatori di aver subito vessazioni e altri vergognosi condizionamenti. Su questi comportamenti sono intervenuti ripetutamente tanto il Garante della privacy che l’Autorità della Concorrenza e del Mercato indicando le misure necessarie perché tutto si svolga nel rispetto dei principi di liceità e correttezza, ma si tratta di prescrizioni spesso disattese: ecco quindi perché vorrei spiegare come difendersi dal recupero crediti illegittimo.

La prima cosa alla quale dobbiamo prestare attenzione è la corretta verifica circa la reale esistenza del debito: teniamo in considerazione che alcune società si affidano a comunicazioni improvvisate che sono facilmente riconoscibili perché il riferimento alla posizione debitoria è molto superficiale e generico (generalmente si tratta di messaggi che ci arrivano via e-mail oppure per posta, ma con una semplice lettera non raccomandata).

In generale è illegittima ogni modalità di ricerca del debitore, presa di contatto, sollecitazione che sia lesiva della sua riservatezza o della dignità personale: si pensi a quelle sgradite sollecitazioni sull’utenza telefonica fissa o mobile, all’invio di messaggi Sms, a comunicazioni telefoniche il cui contenuto è preregistrato e quindi poste in essere senza l’intervento di un operatore con il rischio che soggetti diversi dal destinatario vengano a conoscenza del contenuto di chiamata. Ma si arriva persino alle visite a domicilio o sul luogo di lavoro, talvolta con apposizione di messaggi sulla porta di casa idonei a violare le più elementari regole di rispetto della privacy. Può persino capitare di ricevere un Atto di citazione a comparire dinanzi ad un Giudice di pace di un luogo diverso dalla nostra residenza, ma andrebbe verificato con cura perché spesso si tratta solo di intimidazioni.

Insomma, è bene fare attenzione a tutte quelle affermazioni non veritiere utilizzate per indurre i consumatori a pagare: non è vero che il mancato pagamento di un debito può comportare il carcere, trattandosi di un inadempimento di natura civilistica; non è vero può portare alla dichiarazione di fallimento, per la quale è sempre necessaria un’apposita procedura preceduta dalla emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza; non è vero che al mancato pagamento può far seguito il pignoramento dei beni (o addirittura dello stipendio) perché anche in questo caso è necessario che intervenga un provvedimento del giudice; non è vero che si rischia il iscrizione nella “banca dati dei cattivi pagatori” perché questa è possibile solo se il debito è stato contratto con una banca con una finanziaria.

Trovo disgustoso questo catalogo di falsità utilizzato da alcune aziende del mondo del recupero crediti: in un paese civile, un momento di difficoltà economica (o una dimenticanza) non dovrebbero trasformarsi in una vera e propria lesione della dignità personale del cittadino.

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