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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Il rebus del nome sul libretto di circolazione e i veicoli con targa extracomunitaria

In molti stanno scrivendo all’Unione Nazionale Consumatori sullo strano caso dell’obbligo di segnalare alla Motorizzazione chi guida un veicolo intestato a terzi. In realtà la norma risale al 2010, ma è stata attuata solo recentemente, grazie a due monumentali circolari utili (si fa per dire) a stabilire che dal 3 novembre 2014 si deve adempiere a tale obbligo. Le procedure sono relativamente semplici: non sarà necessario il rinnovo della carta di circolazione, con i costi conseguenti, ma un semplice talloncino adesivo a integrazione della carta stessa, con un costo di € 25,00.

Le proteste di molti alla notizia che d’ora innanzi chi sarà sorpreso alla guida di un veicolo non a lui intestato dovrà sostanzialmente giustificare la circostanza, fanno sorridere: per come sono scritte quelle meravigliose circolari, dobbiamo chiederci come sarà concretamente applicabile la normativa? Toccherà all’utente dimostrare di non essere l’utilizzatore abituale da oltre trenta giorni di un veicolo che non gli appartiene? Dimostrazione indimostrabile: se una pattuglia della stradale fermasse uno che si trova al volante di una vettura non sua e l’agente gli chiedesse se la sta guidando da più di trenta giorni, quale pensate che sarebbe la risposta?

E sì che il senso del provvedimento avrebbe dovuto essere una semplificazione amministrativa, evitando di dover procedere a un passaggio di proprietà, nei casi di variazioni formali nella denominazione del proprietario dell’auto: nel caso ad esempio di veicolo intestato a una Società che cambia ragione sociale; veicolo affidato dal proprietario a fronte di un comodato d’uso gratuito (ad esempio persona che si trasferisce per un lungo periodo e affida il veicolo a un conoscente non convivente per usarlo durante la sua assenza), etc.

E i veicoli di famiglia? Questa è la domanda che esprime la preoccupazione di tanti giovani che guidano abitualmente la macchina acquistata dal papà oppure mogli che guidano l’utilitaria acquistata dal marito. Ma in questi casi, nessuna paura: se l’intestatario del veicolo è convivente con il conducente nessun obbligo di aggiornamento della carta di circolazione. Solo se l’intestatario non è convivente, la trascrizione è necessaria, poiché l’uso del veicolo è una forma di comodato gratuito.

Certo, il provvedimento risponde all’oggettiva necessità sociale di sapere con certezza chi risponde degli eventi legati alla circolazione di un autoveicolo, ma si poteva fare di più: ad esempio aprire la strada a un registro dei veicoli extracomunitari affidati a persone diverse del proprietario, stabilmente residenti in Italia, magari con l’obbligo di immatricolazione in Italia, anche per evitare discriminazioni rispetto ai veicoli italiani. Così, peraltro, si sarebbe messa la parola fine alla diffusa pratica, che ha raggiunto dimensioni non più tollerabili, di veicoli targati in un Paese dell’Europa dell’est, intestati a persone ivi residenti, ma permanentemente circolanti in Italia con premi RCA irrisori e una sostanziale impunità rispetto alle regole della circolazione stradale.

Ecco, se così fosse, saremmo disposti a sorbirci un’altra ondata di burocrazia da parte della Motorizzazione civile. Ma almeno sarebbe utile!

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