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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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A cura di Massimiliano Dona

L'Expò, Eataly e il fois gras...

In questi giorni la presenza di Eataly all’Expò Milano 2015 è stata oggetto di numerose polemiche (per l’assegnazione di uno spazio per la ristorazione senza gara…), ma forse ci sono motivi più sostanziali che meriterebbero di guardare con occhio critico alla macchina da soldi inventata da Oscar Farinetti.

Leggo ad esempio sul blog di Agostino Macrì (www.sicurezzalimentare.it) la storia del “fois gras”. Come alcuni sanno, si tratta di una specialità alimentare che si ottiene dalle anatre o delle oche (di sesso maschile) attraverso un’alimentazione forzata superiore ai reali fabbisogni. Così l’eccesso di cibo provoca un accumulo di grasso nel fegato dell’animale che, opportunamente lavorato, diviene la prelibata specialità alimentare chiamata appunto “fois gras”.

L’alimentazione forzata si ottiene introducendo con una sonda esofagea l’alimento direttamente nello stomaco degli animali. Questa tecnica in francese si chiama “gavage” che in italiano corrisponde a “ingozzamento”.

Per questo (a mio avviso giustamente) la produzione del “fois gras” è stata oggetto di numerose critiche per la trascuratezza del benessere degli animali. Sull’onda dei movimenti di protesta, questo tipo di allevamento continua ad esistere in pochi Paesi: tra questi la Francia che annovera il prodotto tra le ricercatezze della propria tavola.

In Italia l’allevamento degli animali attraverso l’alimentazione forzata non è consentito. Non è però proibito vendere e consumare il “fois gras”: tuttavia quello che lascia interdetti è la “presentazione” che ne viene fatta nei negozi Eataly dove si dice che si ottiene da animali “rustici” che vivono all’aria aperta, alimentati con mais no-ogm e che la lavorazione del fegato è fatta in modo tale da esaltarne il gusto.

Viene anche detto che l’alimentazione è forzata, ma lo si dice in francese ovvero “gavage”. Forse non sono riusciti a trovare un termine in italiano adeguato; se avessero scritto “ingozzamento” o qualcosa di simile si sarebbe persa la nota esotica che magari attrae il consumatore nostrano...

Ognuno di noi ha il diritto di acquistare gli alimenti che desidera, ma ha anche il diritto di sapere come sono prodotti, soprattutto se si tratta di alimenti ottenuti con tecniche che nel nostro Paese non sono consentite.

Forse per questa poca trasparenza verso i consumatori, Eataly non meriterebbe di stare all’Expò di Milano: caro Farinetti, una cosa è nutrire il pianeta, ma ingozzare le anatre è ben altro.

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