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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Occhio ai nostri dati quando scegliamo domotica o elettrodomestici connessi

Avrete sentito parlare di Internet of things (la sigla è IoT) o molto più semplicemente di elettrodomestici connessi a internet, così da poterli gestire anche a distanza con comodità e (aspetto non trascurabile) possibilità di risparmiare energia.

In verità al giorno d'oggi sono incalcolabili gli oggetti del nostro quotidiano che possono essere connessi e gestiti online: dalla nostra auto al braccialetto che ci dice quante calorie abbiamo consumato durante il giorno.

Se da un lato, quindi, il futuro digitale dei consumatori si presenta felicemente in evoluzione, non possiamo trascurare alcune preoccupazioni dovute al fatto che questi oggetti producono (meglio sarebbe dire "registrano") una enorme quantità di dati personali. La maggior parte di questi sono "anonimi", come quelli che fornisce il nostro smartphone ai sistemi di navigazione stradale per restituirci informazioni sul traffico. Ma in altri casi si tratta di dati che hanno un nome ed un cognome: sembra che negli Stati Uniti si sia svolto il primo processo che ha visto come "testimone" una lavatrice!

Il tema riguarda da vicino tutti noi consumatori tanto che l'allarme è già stato lanciato dalle Autorità per la protezione dei dati personali: secondo il Global Privacy Enforcement Network (GPEN), coalizione delle Autorità per la protezione dei dati personali di cui fa parte anche il Garante italiano, l’Internet delle cose è un pericolo per i consumatori che affidano parte della quotidianità a strumenti e gadget intelligenti.

Su oltre trecento dispositivi elettronici connessi a Internet – come orologi e braccialetti intelligenti, contatori elettronici e termostati di ultima generazione – secondo l’indagine avviata l'anno scorso (Privacy Sweep 2016), oltre la metà (il 60%) non ha superato l’esame di affidabilità dei Garanti della privacy di 26 Paesi partecipanti al GPEN.

L’indagine, di carattere internazionale, condotta per verificare il rispetto della privacy nell’Internet delle cose ha fatto emergere a livello globale gravi carenze circa le informazioni a tutela della privacy degli utenti:

  • il 59% degli apparecchi non offre informazioni adeguate su come i dati personali degli interessati sono raccolti, utilizzati e comunicati a terzi;
  • il 68% non fornisce appropriate informazioni sulle modalità di conservazione dei dati;
  • il 72% non spiega agli utenti come cancellare i dati dal dispositivo;
  • il 38% non garantisce semplici modalità di contatto ai clienti che desiderano chiarimenti in merito al rispettodella propria privacy.

Alcuni dispositivi analizzati hanno presentato anche problemi relativi sicurezza dei dati, poiché trasmettono informazioni relative alla salute degli utenti “in chiaro” al proprio medico curante.

I risultati delle analisi condotte dal Garante italiano sul rispetto della privacy da parte di alcune delle principali società nazionali che offrono prodotti nel settore della domotica sembrano appena migliori da un punto di vista statistico:

  • il 10% infatti non fornisce agli utenti alcuna informazione su come i loro dati personali sono raccolti, utilizzati e comunicati a terzi. i
  • il 20% non fornisce appropriate informazioni sulle modalità di conservazione dei dati;
  • il 30% non garantisce semplici modalità di contatto ai clienti che desiderano chiarimenti in merito al rispetto della propria privacy;
  • il 90% non spiega agli utenti come cancellare i propri dati dal dispositivo.

Insomma, davvero un argomento cui prestare attenzione quando decidiamo di "domotizzare" la nostra casa e, più in generale, digitalizzare la nostra vita e i nostri consumi.

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