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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Massimiliano Dona

Quanto inquinamento c'è nelle nostre case e come migliorare la qualità dell'aria

Immaginiamo le nostre case come un rifugio sicuro, dove ci sentiamo protetti ma chi si preoccupa dell'aria che respiriamo? Siamo sempre più attenti a quello che mangiamo, sempre alla continua ricerca di una vita “green”, la parola d’ordine del nostro quotidiano è impatto zero e tendiamo a preservare il pianeta e la nostra salute. Ma ancora oggi, nonostante l’attenzione alle tematiche del benessere, viene sottovalutato l’inquinamento domestico.

Sarà perchè tendiamo sempre a considerare l’inquinamento come un fenomeno esterno alla nostra abitazione, pensando allo smog e alla contaminazione di aria e acqua. Eppure l'inquinamento nelle nostre case può essere fino a 7 volte superiore a quello esterno. Lo stesso si può dire più in generale per tutti quegli ambienti chiusi come uffici, ospedali, scuole, bar, ristoranti, negozi e naturalmente mezzi di trasporto quali auto, treno, aereo, nave. Si tratta di ambienti nei quali trascorriamo gran parte del nostro tempo subendo, di conseguenza, un prolungato contatto con le potenziali sorgenti di inquinamento.

Pensate che l’inquinamento domestico è il principale responsabile di patologie croniche dell’apparato respiratorio, della cute e delle mucose oltre che la causa di quella che viene definita dagli esperti la “sindrome dell’edificio malato” o sick-building syndrome (SBS) ossia una situazione caratterizzata da sintomi di malessere generale dichiarata dalla maggior parte degli occupanti di uno stesso edificio e che scompare dopo l’allontanamento dall’edificio “malato”. 

L’uomo inala dai 10.000 ai 20.000 litri d’aria al giorno e la maggior parte proviene da ambienti chiusi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Europa la popolazione trascorre fino al 90% del tempo negli ambienti indoor per la maggior parte (55%) nelle abitazioni e il 33% negli ambienti di lavoro. Solo il 4% del nostro tempo è mediamente trascorso all’aperto. Ecco spiegato il perché negli ultimi anni l’attenzione del mondo scientifico e istituzionale si è rivolta in modo particolare ai problemi correlati alla qualità dell’aria di questi ambienti.

Già nel 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite il documento del “The Right to Healthy Indoor Air”, ha riconosciuto una salutare aria indoor come un diritto umano fondamentale. Nel 2010 in Italia è stato costituito un gruppo di Studio Nazionale sull’inquinamento indoor coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con un focus sulla correlazione fra l’inquinamento “domestico” e la salute respiratoria delle persone che trascorrono molto tempo in ambienti chiusi.

Si stima che in Europa l’inquinamento indoor sia responsabile del 4,6% delle morti e del 31% delle inabilità nei bambini da 0 a 4 anni.Il Cnr ha stimato che le sostanze pericolose con cui veniamo in contatto quotidianamente sono oltre 150 e sono tutte potenzialmente tossiche per l’organismo umano.

Le sostanze inquinanti possono essere classificate in tre grandi categorie: agenti chimici, fisici e biologici. I maggiori contaminanti di natura chimica sono: monossido di carbonio, biossido di azoto e biossido di zolfo (forni e caldaie a gas, camini); composti organici volatili e formaldeide (fumo di tabacco, materiale da costruzione, arredi, stampanti e fotocopiatrici, materiale didattico e cancelleria); benzene (vernici); idrocarburi aromatici policiclici, ozono, particolato aerodisperso (impianti di condizionamento e ventilazione).

Tra gli agenti fisici responsabili di una cattiva qualità dell’ambiente indoor ci sono anche i campi elettromagnetici. Il fenomeno definito “inquinamento elettromagnetico” è legato alla generazione di campi artificiali, cioè non attribuibili al naturale fondo terrestre, ma prodotti da impianti realizzati per trasmettere informazioni attraverso la propagazione di onde elettromagnetiche come la radio, la televisione, la telefonia mobile e gli elettrodomestici. E poi ci sono i contaminanti biologici come batteri e i virus trasmessi dalle persone e dagli animali, i funghi, le muffe e gli acari sono dei potenti allergeni facilmente inalabili. 

Ed allora come difendersi: si può cominciare dalle piante che sono parte integrante e rilevante degli ambienti che viviamo e contribuiscono al nostro benessere psicofisico attraverso la fotosintesi clorofilliana che consente di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno rendendo così più pulita l’aria che respiriamo. Il verde da appartamento, quindi, non è più solo ornamento, ma è necessario a garantire il nostro stato di salute.

E poi possiamo fare ricorso alla tecnologia: il mercato delle “clean technologies” è in forte espansione e alcune tecnologie sono già alla portata di tutti come i filtri per i condizionatori necessari a purificare l’aria ed evitare il proliferare di virus e batteri. Sta nascendo anche una nuova generazione di sensori e tecnologie dedicate alla rilevazione dell’inquinamento domestico. L’ultimo arrivato è un naso elettronico che sente l’aria che tira in casa. E non solo: esistono pitture in grado di ridurre gli inquinanti attraverso un processo naturale simile alla fotosintesi clorofilliana sfruttando la potenza della luce per liberare molecole ossidanti che attaccano gli agenti inquinanti trasformandoli in sali minerali innocui e neutralizzandoli.

Insomma, un mondo di possibilità per migliorare la qualità degli ambienti domestici. Non a caso, proprio a #HomeSmartHome è dedicata la prossima edizione del Premio Vincenzo Dona (Roma, 24 novembre 2017) promosso ogni anno dall'Unione nazionale Consumatori. 

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