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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Massimiliano Dona

La riforma della class action tra pro e contro (e le solite fake news)

Da una settimana a questa parte, non si parla che della nuova class-action, approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 3 aprile. In molti (anche tra i miei colleghi delle associazioni dei consumatori) si sono affrettati a contestare questa riforma dell'azione di classe.

Il punto è che molte critiche si levano ad opera di soggetti che non hanno neppure saputo portare a termine le azioni di classe originariamente previste dal Codice del Consumo (art. 140 bis). Ed allora, con Unione Nazionale Consumatori che può invece vantare di aver vinto la prima class action della storia in Italia (tuttora una delle poche), abbiamo schematizzato i pro e i contro della nuova normativa che, ricordiamolo, consente ad una pluralità di danneggiati di attivare una unica azione contro l'azienda scorretta, in questo modo evitando al singolo di fare causa da solo alla grande azienda con tutte le difficoltà di un processo individuale.

Ebbene, cominciando dai passi in avanti, possiamo affermare fin da subito che il nuovo strumento aumenta le tutele del consumatore, ossia della parte più debole di un rapporto contrattuale.  La legge modifica la disciplina della class action, spostandola dal Codice del consumo al Codice di procedura civile, introducendo, in quest'ultimo, 15 nuovi articoli (dall'840-bis all'840-sexiesdecies). Si amplia in questo modo l'ambito d'applicazione: l'azione sarà esperibile da tutti coloro che avanzano pretese risarcitorie in relazione a lesioni di "diritti individuali omogenei". Non si fa più cenno, nel testo, alla parola "consumatori", ma questa "dimenticanza" non deve preoccupare perchè trasferisce la tutela collettiva su un piano più alto.

L' azione potrà essere attivata da ciascun componente della classe, nonché da organizzazioni o associazioni senza scopo di lucro (come le associazioni di consumatori) che hanno come obiettivo statutario la tutela degli interessi pregiudicati. Novità: questi enti dovranno essere iscritte in un elenco tenuto dal Ministero della Giustizia, requisito necessario anche per le associazioni di consumatori (nonostante siano già iscritte nell'elenco del Ministero dello Sviluppo Economico). Un fatto questo che ha attirato molte critiche, ma che noi di Unc consideriamo positivo: repetita iuvant!

Ma il vero salto di qualità riguarda la nuova dinamica delle adesioni perchè -pensate- sarà possibile salire a bordo anche dopo la sentenza di accoglimento della class-action: è chiaro che in tal modo sarà finalmente possibile una partecipazione più massiccia alle azioni collettive, che finora, anche se vittoriose, hanno registrato pochi aderenti, vista la normale riluttanza del consumatore e la sua sfiducia nel sistema giudiziario. Insomma, la speranza è che, d’ora in poi sarà più facile per le associazioni "popolare” le classi di persone che, avendo subito un danno intendano partecipare.

Passando agli aspetti negativi, manca il principio del danno punitivo, efficace deterrente per le imprese scorrette, specie a fronte di micro danni seriali: sul punto andrebbe ricordato però che si tratta di un istituto di matrice anglosassone che forse sarebbe stato difficile trapiantare nel nostro sistema. Dunque, tutto sommato, meglio una riforma sostenibile che correre il rischio di bloccare tutto con problemi di costituzionalità.

Ultima preoccupazione riguarda l'entrata in vigore esageratamente posticipata: le nuove disposizioni si applicheranno solo fra 12 mesi, con il rischio di inaugurare un lungo periodo nel quale le aziende tenteranno di sottrarsi alle conseguenze risarcitorie.

Tra pro e contro non mancano (al solito) le fake news: tra queste la piú appariscente è dovuta a chi teme che la class action possa penalizzare le piccole imprese o gli investimenti. Sul punto però è bene sgombrare il campo da ogni timore. Al contrario è proprio una efficace tutela collettiva che premia gli imprenditori onesti e lungimiranti, scoraggiando i comportamenti scorretti che allontanano i consumatori (e gli investitori) dal mercato. 

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