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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Casa, cos'è la plusvalenza e quando viene tassata

Quando si vende un immobile ad un prezzo superiore a quello di acquisto si parla di plusvalenza, ma attenzione, esistono dei casi in cui ci sono delle tasse da pagare

Nell'ambito di una compravendita immobiliare si parla di plusvalenza quando si cede una casa o un appartmento comprato qualche anno prima e si ricava un prezzo più alto rispetto a quello d’acquisto. Ci sono dei casi, però, in cui la plusvalenza immobiliare viene tassata: questo avviene quando dall’acquisto dell’immobile alla vendita dello stesso non sono trascorsi più di 5 anni, ossia per le cosiddette operazioni speculative. In tal caso,infatti, la plusvalenza rappresenta un reddito per il venditore e viene tassata come tale.

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È bene sottolineare, però, che la plusvalenza si considera solamente per quegli immobili, acquisiti per titolo oneroso (ad esempio per compravendita o per donazione) e non quelli che fanno riferimento a una successione. Per quanto riguarda la vendita dell’immobile donato c’è da fare un’ulteriore precisazione: per il calcolo dei 5 anni non si deve tener conto della data in cui è stata effettuata la donazione, bensì di quella in cui chi dona è entrato in possesso del bene immobile. Non si considera, infine, come operazione speculativa la vendita dell’abitazione adibita ad abitazione principale del venditore o di un suo familiare.

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Come si calcola la tassa

Per il calcolo della tassa sulla plusvalenza dell’immobile si applica un’imposta sostitutiva del 20% che va pagata contestualmente al rogito. Il 20% si calcola esclusivamente sul valore della plusvalenza, ossia sulla differenza che c’è tra il corrispettivo incassato e il costo di acquisizione. Quest’ultimo deve essere però aumentato dei costi eventuali che l’acquirente ha sostenuto per la ristrutturazione dell’immobile. In alternativa il venditore può optare per una tassazione differente della plusvalenza, preferendo la tassazione ordinaria. In tal caso, una volta calcolato il valore della plusvalenza bisognerà indicarlo nella dichiarazione dei redditi (sotto la voce “altri redditi”) così che questa si cumula con gli altri redditi determinando aliquote e scaglioni.

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