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Martedì, 19 Marzo 2024
Città Napoli

Pizzo e camorra, operazione contro i Casalesi: sei arresti

Le indagini che hanno portato all'operazione Thunderball hanno evidenziato come l'arresto del boss Michele Zagaria non avesse fermato le attività estorsive nei confronti di imprenditori e commercianti

CASERTA - Colpo grosso al clan dei Casalesi. La Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati al gruppo Zagaria della cosca di Casal di Principe. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso all'estorsione aggravata.

Le indagini che hanno portato all'operazione 'Thunderball' hanno evidenziato come l'arresto del boss Michele Zagaria non avesse fermato le attività estorsive nei confronti di imprenditori e commercianti: a loro gli emissari hanno sempre ribadito che "nulla era cambiato" e che "dovevano mantenere gli impegni assunti con l'organizzazione", riferendosi al pagamento del 'pizzo'. La polizia ha anche accertato che gli affiliati hanno continuato a eseguire le direttive impartite dai boss malgrado fossero in regime di carcere duro. Il frutto delle estorsioni veniva utilizzato per il pagamento degli stipendi e delle spese legali ai familiari dei detenuti.

GLI ARRESTI - Le sei ordinanze di custodia cauterale sono state notificate dalla squadra mobile di Caserta a Michele Barone, 38 anni, Michele Fontana, 41 anni, soprannominato "o sceriffo", Giorgio Pagano, 36 anni, Renato Piccolo, 39 anni, Costantino Diana, di 34 anni e Francesco Sabatino, di 42. Tra i destinatari delle misure restrittive emesse su richiesta della Procura Antimafia di Napoli figurano, come mandanti dei raid estorsivi anche elementi di spicco e fidati luogotenenti del boss Michele Zagaria, attualmente detenuti, come Barone e Fontana.

ESTORSIONI AGLI IMPRENDITORI - Tra le vittime delle estorsioni figura anche un imprenditore di Casapesenna (Caserta) che, negli scorsi anni, si era aggiudicato l'appalto per la realizzazione di un complesso residenziale da 50 villette a Castel Morrone, nel casertano, per un importo di 6 milioni di euro. Gli estorsori di Zagaria gli avevano imposto un 'pizzo' da 35mila euro di cui due tranche, per complessivi 20mila euro, erano state versate prima della cattura del boss. All'operazione "Thunderball' si è giunti anche grazie alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Venosa, detto 'o cucchiere', a capo del clan dopo l'arresto dei vertici della cosca. Scoperto anche un tentativo di estorsione nei confronti di un ristoratore di san Marcellino (Caserta) a cui era stato chiesto il pagamento di 3mila euro, suddivise in tre rate di mille euro da versare nelle canoniche scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto.

LA DENUNCIA DEL PARROCO - Anche l'omelia di un sacerdote ha contribuito a dare impulso alle indagini. Si tratta della denuncia di don Vittorio Cumerlato, vice parroco della chiesa della Santa Croce di Casapesenna, paese d'origine del boss Michele, citata nell'ordinanza di custodia cautelare. Il 17 giugno scorso, durante la messa, don Vittorio si rivolse ai fedeli dicendo amareggiato: "Questo paese non cambierà mai". Gli agenti della squadra mobile di Caserta, con il vicequestore Angelo Morabito, si sono allora attivati per comprendere a che cosa alludesse il sacerdote e hanno saputo da fonti confidenziali che Marcello De Rosa, imprenditore edile di Casapesenna impegnato nella costruzione di 50 villette nel Comune di Castel Morrone, aveva subito una richiesta estorsiva. Le intercettazioni telefoniche hanno fornito la conferma. Il sacerdote, ascoltato come persona informata sui fatti, ha confermato al pm Catello Maresca che alcuni imprenditori in difficoltà si erano rivolti a lui per avere sostegno e conforto. (da NapoliToday)
 

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