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Martedì, 19 Marzo 2024
CRONACA / Roma

Beppe Signori truffato al compro oro: spariti orologi e un anello

L'ex calciatore della nazionale sarebbe stato truffato da un compro oro di Roma. Signori aveva consegnato dodici orologi di valore e un anello in oro per farli valutare, ma gli oggetti sono scomparsi

ROMA - Di nuovo in un'aula di tribunale. Questa volta non da imputato, ma da accusatore. Giuseppe Signori, l'ex calciatore della Lazio e della nazionale italiana coinvolto nello scandalo calcio scommesse, sarebbe stato truffato da un "compro oro" di via Boccea, a Roma. Secondo quanto denunciato dall'ex bomber, una delle dipendenti del centro si sarebbe appropriata di dodici orologi e di un anello che in realtà avrebbe dovuto soltanto stimare per conto di Signori. I beni dell'ex calciatore sarebbero stati impegnati presso il Monte di Pietà dalla stessa dipendente, ora chiamata a dare spiegazioni al tribunale.  

L'imputata, accusata del reato di appropriazione indebita, secondo quanto ricostruisce "Il Messaggero", avrebbe ricevuto gli orologi dalla moglie di Signori nel 2010 e avrebbe poi spiegato all'ex calciatore di averli impegnati per errore presso il Monte di Pietà. Alla sbarra, insieme all'impiegata del negozio, nell'ambito dello stesso procedimento, è finito anche un trentaquattrenne originario di Frosinone. L'uomo è stato trovato in possesso di alcuni degli orologi appartenuti a Signori e dovrà ora rispondere dell'accusa di ricettazione. Accusa che, evidentemente, mette in dubbio anche la ricostruzione fornita agli inquirenti dalla dipendente del compro oro. 

"Nel corso dei mesi - ha spiegato Signori in aula - nonostante svariati tentativi, non sono più riuscito a rientrare in possesso degli orologi e dell'anello. Anzi la dipendente mi ha riferito che purtroppo, per un mero errore da parte della ditta, i miei averi erano stati impegnati al Monte di Pietà". Poco più di un mese dopo, però, gli stessi orologi sono stati trovati in possesso del trentaquattrenne di Frosinone. Da lì l'indagine e il processo. 

Il 17 gennaio 2017 il giudice della prima sezione penale del tribunale di Roma ha dichiarato il  "non doversi procedere" nei confronti della dipendente per "difetto di querela". Assolto anche l'altro imputato. 

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