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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Traditi da colf e badanti: furti in villa, presa banda romena

Vittime benestanti, ladri spietati: in manette in 12 indiziati di circa cento in furti messi a segno. In un solo colpo bottino record da 150 mila euro

Sfruttavano le badanti per fare breccia nelle case delle vittime, dove intrufolarsi approfittando delle dritte fornite sugli orari e sugli oggetti di valore che avrebbero trovato. Non si fermavano davanti a nulla, come accaduto nell’appartamento di via Catania di un’anziana, trattenuta a letto dalla sua donna di servizio mentre il fidanzato rubava orologi, orecchini, bracciali, anelli e argenteria. Sarebbero circa cento, di cui una trentina accertati, i furti messi a segno da una banda di romeni. Si tratta dei 12 arrestati di oggi e destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, cui se ne aggiungono altri due che sono riusciti a rendersi irreperibili. Viene imputato a loro anche il furto in casa di un chirurgo plastico palermitano, che ha fruttato alla banda un bottino da 150 mila euro.

Le indagini sono state avviate dalla polizia nel settembre 2014, dopo che l’auto di una donna romena era stata data alle fiamme a Borgo Vecchio. Alla base - spiegano gli investigatori - le “scaramucce” tra i vari componenti sulla spartizione della refurtiva. I loro punti di riferimenti erano proprio le donne di servizio. Era stata una di loro, in virtù del rapporto di fiducia maturato negli anni, ad avere ricevuto le chiavi di casa del chirurgo plastico spianando la strada ai ladri. La stessa romena, subito dopo il colpo, ha cancellato il profilo Facebook ed è fuggita a Cremona, dove è stata poi arrestata dagli agenti della Squadra Mobile.

VIDEO - I COMPONENTI DELLA BANDA IN AZIONE

Con la merce che andavano recuperando nelle abitazioni alimentavano il “mercato nero” di Ballarò reclutando nuove basiste tra una birra e l’altra. A furto concluso i due considerati capi, Costantin Stancu e Costantin Ilioae, contattavano subito i ricettatori per liberarsi della merce "Ho due televisori di quelli 32. Led, uno è Sharp e uno Lg. Li vuoi? 250 per tutti e due”, diceva Stancu. E ancora: “Vado a dare quei due computer e che cazzo devo fare? 60 euro chiedo, 80 euro ma lo lascio con 60”, rispose a chi gli chiedeva cosa stesse facendo a Ballarò. Fra una telefonata e l’altra pianificavano nuovi colpi. Dalle investigazioni è emerso che i componenti della banda “abbiano svolto quale unica loro attività ‘lavorativa’ quella di compiere con cadenza giornaliera dei furti in ville o appartamenti, individuati al momento o grazie a complici (badanti o persone di servizio) in diverse parti della Sicilia”.

VIDEO - TENSIONE COI PARENTI IN QUESTURA

Oltre agli arrestati sono state indagate altre 11 persone, tra ricettatori e gente vicina alla banda. Ma come potevano operare in zone del centro come Ballarò e Borgo Vecchio senza il via libera delle famiglie mafiose? Dalle investigazioni non è venuto fuori alcun collegamento, sebbene uno dei “compro oro” presso il quale andavano a vendere la refurtiva era intestato a dei prestanome riconducibili a una importante famiglia del mandamento Palermo Centro. Lì, come negli altri punti vendita, riciclavano gioielli, collane e anche diamanti, per un giro illecito di diverse centinaia di migliaia di euro. Della banda faceva parte, seppure con il ruolo di “tassista”, anche un palermitano, Michele Tirone, conosciuto come “Coca Cola”. Era lui. contattato telefonicamente, ad andare in auto a prendere i ladri dopo che avevano finito il loro lavoro.

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