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Giovedì, 28 Marzo 2024
Città Reggio Calabria

Immigrazione, da Riace a New York: l'Italia che accoglie conquista il mondo

Riace è rinata grazie ai migranti. Il sindaco Mimmo Lucano è stato inserito dalla rivista Fortune nella classifica delle 50 persone più "importanti" sulla Terra. E' l'unico italiano citato, fianco a fianco a nomi come Papa Francesco, Angela Merkel e Bono degli U2

ROMA - Quando, quasi un anno fa, intervistammo Domenico Lucano, sindaco di Riace, lui definì così il suo lavoro: "Combinazioni. Coincidenze". Due parole semplice dietro le quali, però, ci sono tre mandati di faticoso lavoro volto a fare di quell'esperimento di integrazione, un modello. A distanza di quasi un anno da quell'intervista, Mimmo Lucano è arrivato lontano, lontanissimo, fino al 40esimo posto, e unico italiano presente, nella classifica dei 50 leader più influenti al mondo stilata dalla rivista americana Fortune. Sì, avete letto bene. Per l'Italia non c'è Renzi. Non ci sono i sindaci di Roma, Napoli o Milano. Al fianco di Jeff Bezos, ceo di Amazon, della cancelliera Angela Merkel, della premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, di Papa Francesco o di Tim Cook, amministratore delegato di Apple, c'è Domenico Lucano da Riace.

IL MODELLO RIACE - Da quando Lucano è sindaco, il comune ha accolto oltre seimila immigrati che hanno avviato anche una serie di attività artigianali e imprenditoriali che hanno rivitalizzato il centro della provincia di Reggio Calabria. Riace fino a poco tempo fa si stava spopolando, poi sono arrivati i migranti: "Nel 1998 a Riace c'è stato uno sbarco nel nostro mare: sono arrivati qui diversi profughi che venivano dal Kurdistan. All'epoca non c'era tutta questa attenzione sulla questione immigrazione. Con quelle persone e abbiamo deciso di far scattare un meccanismo di solidarietà collettiva". Così Lucano ci raccontò di quell'inizio.

Alcuni scatti da Riace

IL "PREMIO" DI FORTUNE - "Per decenni - si legge su Fortune - l'emigrazione ha prosciugato la vita a Riace, un villaggio di duemila abitanti sulla costa calabrese. Quando una barca di profughi curdi ha raggiunto le sue coste nel 1998, Lucano, che all'epoca faceva l'insegnante, ha visto un'opportunità. Ha offerto loro appartamenti abbandonati di Riace insieme alla formazione per il lavoro". Diciotto anni dopo, il sindaco Lucano è salutato come colui che ha salvato la città, la cui popolazione oggi include migranti provenienti da 20 nazioni, ringiovanendo l'economia del comune (Riace ha ospitato più di 6.000 richiedenti asilo in tutto). "Anche se la sua posizione pro-rifugiati lo ha messo contro la mafia e lo Stato, il modello di Lucano - conclude la rivista americana - è stato studiato e adottato come esempio nell'ambito della crisi dei rifugiati in Europa". 

IL PLAUSO DELL'ANCI - Oggi, a distanza di alcune ore dal "premio" rappresentato dall'inserimento nella classifica di Fortuna, per Mimmo Lucano sono arrivati gli applausi dell'Anci. Un riconoscimento "nostrano" dopo che Bloomberg, Citiscope, El Pais, Le Monde, The British Journal Of Photography e altri importanti media di rilievo internazionale hanno in questi giorni dato grande risalto all'esperienza tipicamente italiana dell'accoglienza diffusa. Per Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all'Immigrazione ed alle politiche per l'integrazione, "l'esperienza di Riace è la dimostrazione concreta che l'accoglienza non crea necessariamente conflittualità, ma può coniugare la dignità delle persone accolte e il rispetto del territorio che le accoglie".

L'accoglienza va intesa anche come incontro e scambio culturale, diventando un progetto condiviso e partecipato con le comunità locali, affinché ci siano percorsi che non vadano a creare difficoltà sui territori.

CHAPEAU, MIMMO - In fondo, come ama ripetere Domenico Lucano, a Riace, "fare politica significa mettersi al servizio della gente, soprattutto di chi è più debole ed emarginato". Ma debole ed emarginati, a Riace, non erano solo i migranti. Era la stessa cittadina calabrese, celebre al mondo solo per i Bronzi pur essendo un piccolo gioiello incastonato tra i monti e lo Ionio, a essere debole ed emarginata. "Noi stavamo morendo: molta della nostra popolazione aspettava l'inevitabile, rassegnata. Poi dal mare sono arrivati i migranti. E abbiamo ricominciato".

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