rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
VATICANO / Cremona

La punizione (a metà) di Papa Francesco al prete pedofilo: "Vita privata"

La storia di don Mauro Inzoli, il "prete in Mercedes" confessore di Formigoni. Dopo due anni di voci e sospetti, la Chiesa conferma: ha abusato di minori. La punizione della Santa sede per il don: vita privata ma niente laicizzazione

CREMONA - Era il prete in Mercedes. Il sacerdote col sigaro. Il vescovo di Comunione e liberazione, il movimento ecclesiale cattolico di Roberto Formigoni. Ma era anche il prete degli abusi sui minori. Abusi, dimostrati e documentati, avvenuti quando don Mauro Inzoli era "in servizio" a Crema. Abusi che oggi la Santa sede ha riconosciuto e punito. 

"In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre - questa la punizione di Papa Francesco - prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale". 

Sì, perché nonostante gli abusi e una vita tutt'altro che pia, don Inzoli ha ancora addosso l'abito clericale. Il pontefice, insomma, è duro ma non troppo. Il don "non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo".

Una punizione che a tutti gli effetti sembra una puntura a metà. Quella di Inzoli, però, non è la "semplice" vicenda di un sacerdote riconosciuto peccatore dalla Chiesa. Il don è stato per vent'anni uno dei punti di riferimento di Comunione e liberazione in Lombardia, animatore della Onlus "Fraternità", associata della Compagnia delle opere e da anni presente al Meeting di Rimini, ma soprattutto fondatore del Banco alimentare, la raccolta di generi alimentari destinati ai più bisognosi che una volta l'anno si tiene nei supermercati italiani.

La storia dei presunti abusi di quello che sarebbe stato il confessore di Roberto Formigoni è rimasta avvolta dalla nebbia fino ad oggi. Dopo due anni di voci mai confermate, è solo nel dicembre del 2012 che arrivano otto righe formali con le quali la Congregazione per la dottrina della fede lo riduce allo stato laicale. Don Inzoli, però, non ci sta e fa ricorso. Un ricorso che, evidentemente, alla luce della decisione della Santa sede, il don vince. 

Don Inzoli - chiarisce quello che una volta era il Santo Uffizio - potrà tenere gli abiti sacerdotali, ma dovrà condurre vita privata, evitare qualunque contatto con le opere sociali da lui fondate.

È proprio la Congregazione per la dottrina della fede a mettere nero su bianco quel che era stato sempre mormorato ma di cui non si aveva riscontro: "Don Mercedes", come veniva chiamato per il suo gusto per "auto di lusso, sigari, ristoranti alla moda, frequentazioni politiche importanti", ha abusato di minori. La punizione, per lui, è un futuro di preghiera e riservatezza. Ma con ancora l'abito da don addosso. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La punizione (a metà) di Papa Francesco al prete pedofilo: "Vita privata"

Today è in caricamento