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Giovedì, 28 Marzo 2024
Città Palermo

"Nel menù solo piselli e fave": condannato per mafia scarcerato

Si chiude il caso del manager della sanità siciliana Michele Aiello, ai domiciliari per "un'alimentazione non adeguata in carcere": il ministero della Giustizia ha archiviato l'indagine

PALERMO - L'indagine ministeriale è stata archiviata, il caso si chiude. Gli ispettori del ministero della Giustizia non hanno ravvisato alcuna irregolarità nell'operato del tribunale di sorveglianza dell'Aquila che, nel mese di marzo 2011, aveva concesso gli arresti domiciliari al manager della sanità siciliana Michele Aiello, condannato a 15 anni e sei mesi per associazione mafiosa nel processo denominato "Talpe alla Dda" in cui fu coinvolto anche l'ex governatore siciliano Totò Cuffaro, attualmente detenuto a Rebibbia, dove sta scontando una condanna a sette anni di reclusione.

SCARCERATO "PER COLPA DEL MENU' DI FAVE E PISELLI" - La concessione dei domiciliari ad Aiello, affetto da favismo, era stata così motivata dai giudici: "Il vitto carcerario non ha consentito un'alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza costante di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti".

Il caso aveva scatenato un vespaio di polemiche: perché non ordinare alla direzione del carcere di Sulmona, dove Aiello era detenuto, di cambiare la dieta, evitando così la scarcerazione? Secondo gli ispettori ministeriali, dare simili disposizioni non poteva essere compito dei giudici. Ecco allora che Aiello era stato messo fuori: pasta o riso con i piselli, minestrone e fave, "lo avevano esposto a serio e concreto rischio di vita o a irreversibile peggioramento delle già difficili condizioni fisiche". Tutto regolare, suggella il ministero.
 

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