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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Incendio in un palazzo di via Cogne, ragazzino di 13 anni sviene nella casa in fiamme: morto

Il piccolo, portato fuori dalla casa dai soccorritori, è morto in ospedale

Quando i vigili del fuoco sono entrati in casa sua, le visiere dei loro caschi si sono sciolte per il calore. Eppure, pompieri, carabinieri e poliziotti erano riusciti in qualche modo a prenderlo e tirarlo fuori da quell'inferno. Ma alla fine, purtroppo, è stato tutto inutile. 

È morto giovedì mattina - dopo qualche ora di flebile speranza - Haitam, il ragazzino di tredici anni rimasto gravemente intossicato nell'incendio che mercoledì pomeriggio ha distrutto gli ultimi piani del palazzone popolare al civico 20 di via Cogne, in zona Quarto Oggiaro. Pochi minuti prima delle 12.30, il condominio di tredici piani si è trasformato in un incubo di fiamme e fumo, che hanno coinvolto tutti gli appartamenti dal decimo all'ultimo piano. 

Le cause dell'incendio

Il rogo, stando ai primissimi accertamenti dei carabinieri, si sarebbe originato da una caldaia o da una stufetta di una casa proprio al decimo piano. Da lì, in pochi attimi, le lingue di fuoco si sono propagate al resto delle abitazioni.

Chi era la vittima

Haitam - nato in Italia da genitori marocchini - era solo nel suo appartamento: ha telefonato a sua madre, che era al lavoro in un vicino hotel, per chiederle aiuto e poi è svenuto. In un ultimo lampo di lucidità si è chiuso in bagno, dove i soccorritori lo hanno trovato già svenuto. 

Dall'arrivo al Sacco - dove è giunto in arresto cardiocircolatorio per una gravissima intossicazione - è rimasto attaccato all'Ecmo, la macchina che pompa ossigeno nei polmoni, ma alla fine il miracolo non è riuscito. 

Il miracolo, invece, sono stati in grado di farlo i pompieri, che hanno evacuato tutto il palazzo e hanno tratto in salvo tre persone che erano rimaste intrappolate nelle loro abitazioni. Il bilancio finale del rogo è pesantissimo:  dieci intossicati lievi, tre più gravi e altri ventisette tra uomini e donne soccorsi sul posto. 

L'intero palazzo - lo stesso in cui aveva trovato la morte Andrea La Rosa, l'ex calciatore ucciso per soldi da Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello, figlio e madre - è stato dichiarato inagibile. I residenti sono stati ospitati nel vicino palazzo di via Carbonia - un edificio Mm pronto, ma non ancora assegnato - o in un hotel convenzionato. 

Gli ultimi piani, invece, sono stati posti sotto sequestro dalla magistratura per permettere ai carabinieri di svolgere tutti gli accertamenti necessari. Stando ai primissimi rilievi, due sono le possibili cause del disastro: il malfunzionamento di una stufetta elettrica o l'esplosione di una caldaia che si trovava su un balcone al decimo piano. 

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