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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Foggia

Ragazzine picchiate e costrette a prostituirsi anche al settimo mese di gravidanza

Orrore a Foggia. Arrestati sei romeni del campo di via San Severo: appartengono allo stesso nucleo familiare. Sono accusati di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona

Ragazzine ridotte in schiavitù, picchiate e costrette a vendere il loro corpo in strada. Il neonato di una di loro proposto in vendita ad un uomo per 28mila euro. Orrore a Foggia. Tutto è partito dal brutale pestaggio di una minorenne di etnia rom scappata dal campo di via San Severo: oggi l'indagine ha portato gli agenti della Squadra Mobile del capoluogo dauno al fermo di sei persone (delle quali quattro maggiorenni e due minorenni), tutte di origine rumena. Sono accusate di riduzione e mantenimento in stato di servitù, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona, ai danni di giovani ragazze minorenni. I provvedimenti, emessi dalla procura ordinaria di Bari (direzione distrettuale antimafia) e dalla procura dei Minorenni sempre del capoluogo pugliese ed eseguiti nel campo nomadi di Foggia, hanno interessato i componenti di uno stesso nucleo familiare.

I reati - tutti pluriaggravati - sarebbero stati commessi dal mese di marzo fino a settembre di quest'anno ai danni di tre minorenni. Sono stati fermati Costache Febronel, 47 anni, detto 'Bal Parno', Chiriac Poenita, 46 anni, nota come 'Poiana', Mariana Iovanut Raluca, 27 anni, Costache Solomon, 26, detto 'Solomon', e S.D. e D.I., minorenni, mentre le vittime accertate risultano essere tre ragazze minorenni, di origine romena, oggi tra i sedici ed i diciassette anni. Il pestaggio avvenne nella notte del 3 settembre: la giovane venne colpita con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni partedel corpo, sulla faccia, sulla pancia e dietro la schiena, poi trascinata per i capelli, fatta strisciare per terra, all'interno della baracca nella quale veniva segregata, da uno dei fermati, identificato in S.D.. Dopo essere scappata riuscì a raggiungere un vicino accampamento occupato da italiani che chiamarono la polizia ed il 118.

Segregate nelle baracche e costrette a prostituirsi: l'incubo delle ragazzine

Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile e dalla Procura di Bari le minorenni, tutte appartenenti a nuclei disagiati, una volta condotte nel campo con l'inganno e l'impiego degli stratagemmi più vari, venivano di fatto segregate all'interno di alcune baracche, chiuse dall'esterno con una catena ed un lucchetto, picchiate continuativamente per più giorni per piegare le loro capacità di reazione e costrette a prostituirsi sotto il diretto controllo dei loro aguzzini. Grazie alla testimonianza di una delle vittime e ai riconoscimenti fotografici dei presunti autori dei delitti, oltre che ai sopralluoghi, agli accertamenti sui telefoni e all'esame dei social network, è emersa l'esistenza di una delle forme di 'schiavitù moderna'. Le giovani straniere, sole e non in contatto con la famiglia, venivano destinate al mercato della prostituzione, controllato dai fermati. E' stato accertato, infatti, che nessuna delle vittime poteva scappare dal campo, essendo controllata 24 ore al giorno, sia durante la permanenza nelle baracche, sia durante gli spostamenti, che avvenivano sotto il diretto controllo degli uomini del gruppo criminale e delle donne, fino alla statale 16 (direzione Lucera, posto a circa duecento metri dallo svincolo per via San Severo), dove  erano costrette a prostituirsi, dopo essere state accompagnate in auto dagli indagati. Era quasi impossibile sottrarsi: le ragazze, oltre a subire violenze e minacce, erano sole sul territorio italiano, nessuno avrebbe potuto reclamare la loro scomparsa. Per di più i fermati, una volta condotte le minorenni nel campo, le privavano dei telefoni cellulari e dei documenti.

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I due fratelli minorenni - scrivono gli inquirenti - si sarebbero dimostrati molto feroci e violenti nei confronti delle vittime, del cui stato di schiavitù entrambi rispondevano direttamente al capo famiglia. Le due Procure della Repubblica hanno agito in sinergia, in considerazione della gravità dei fatti reato e del pericolo connesso alla vulnerabilità delle vittime. Elementi, questi, che hanno indotto gli inquirenti a svolgere indagini 'lampo', anche per prevenire il rischio di fuga da parte dei fermati. Questi ultimi avrebbero mostrato efferatezza e disprezzo per la vita umana ai danni delle giovani vittime minorenni e dei nascituri che portavano in grembo. Per entrambi hanno evidenziato una totale indifferenza e di non possedere il benché minimo sentimento di pietà verso le stesse. Decisivo, ai fini delle indagini, è risultato il contributo delle vittime reso attraverso le loro dichiarazioni. I fermati si trovano ristretti in stato di custodia cautelare, rispettivamente, presso il carcere di Foggia e presso il Cpa dell'Istituto Penale per i Minorenni di Bari.

Minorenni costrette a prostituirsi anche durante la gravidanza

Alcune delle minorenni sarebbero state costrette a prostituirsi anche durante la gravidanza avanzata. Della loro segregazione nel campo nomadi si sarebbe occupata principalmente Mariana Raluca Iovanut, 27 anni, che avrebbe partecipato alle attività illecite del gruppo familiare, all'interno del quale si era inserita quale compagna di Solomon Costache, 26, quest'ultimo uno dei figli del capofamiglia Febronel Costache, 47 anni. 

La donna assisteva a tutte le condotte illecite commesse ai danni delle vittime senza intervenire in loro aiuto, controllandole durante l'attività di prostituzione, e acquistando, insieme a Poenita Chiriac, madre di Solomon e moglie di Febronel, i preservativi da fornire alle vittime. Dal pestaggio e dalla fuga di una minorenne, che poi ha riferito quanto le era accaduto alla Polizia, il 3 settembre scorso, sono partite le indagini. E' stata lei a riferire di essere stata costretta a prostituirsi fino al settimo mese di gestazione. Non solo. Una delle aguzzine avrebbe proposto agli altri fermati la possibilità di vendere a un uomo il suo bambino per la somma di 28.000 euro. Le indagini hanno poi accertato che quella di costringere le minorenni a prostituirsi anche durante la gravidanza fosse una prassi consolidata. Di fronte al rifiuto opposto dalle vittime, le stesse sarebbero state picchiate senza pietà.

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Quella di oggi costituisce una delle prime e più importanti operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari in materia di riduzione e mantenimento in stato di schiavitù e di sequestro di persona consumati ai danni di giovani minorenni da destinare al mercato della prostituzione. E segna l'inizio di una serie di attività finalizzate al contrasto di un fenomeno tragicamente allarmante e dilagante.
 

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