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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Massacrato a coltellate, confessa l'assassino: è un "baby gigolò"

Dopo quattordici ore di interrogatorio, il 17enne fermato martedì sera, ha confessato tutto: "Sono stato io". L'omicidio sarebbe avvenuto dopo una lite per richieste sessuali. Nella ricostruzione del giovane, però, restano tanti punti poco chari

Una storia di povertà, di sesso a pagamento e di una furia omicida difficile anche solo da immaginare. Una storia, quella di Massimo Pandolfo, l'imprenditore 45enne trovato morto la sera del 25 aprile con il cranio fracassato e quaranta ferite per accoltellamento, che potrebbe avere finalmente trovato il "protagonista più importante". Un diciassettenne, fermato martedì sera dai carabinieri, infatti, ha confessato. 

"SONO STATO IO" - Queste le sue parole dopo quattordici ore di interrogatorio. Prima ha negato tutto, poi ha cominciato a parlare. Ed, infine, ha reso confessione piena al pm Geri Ferrara e ai carabinieri. Gli stessi che lo hanno prelevato, nella serata del sette maggio, da casa sua nel quartiere popolare di Ballarò. Ad incastrare il giovane, che da tempo si prostituiva per pochi euro, le telefonate trovate sul cellulare della vittima. I due, la sera dell'omicidio, si sarebbero visti e poi in auto sarebbero andati ad Acqua dei Corsari, zona della periferia palermitana. Lì Massimo Pandolfi avrebbe cominciato a fare richieste sessuali sempre più insistenti che il diciassettenne non avrebbe voluto esaudire. Dopo la lite, nata proprio in seguito al rifiuto, il ragazzo avrebbe afferrato un coltello e colpito l'uomo. Quaranta coltellate, poi la scelta di sfigurare l'imprenditore a colpi di pietra. Scelta effettivamente riuscita, visto che in un primo momento il cadavere fu riconosciuto come quello di Alessandro Porretto, 36enne con problemi psichici e scomparso di casa. Qualche giorno dopo, però, l'uomo era statp visto vivo e vegeto in strada e così era stato possibile  risalire alla vera identità del cadavere.  

PUNTI BUI - Ora, con ogni probabilità, si è riusciti a risalire anche al possibile omicida di Massimo Pandolfo. Nella ricostruzione fatta dal diciassettenne, però, ci sono dei punti bui che non convincono del tutto gli inquirenti. Una "banale" lite per richieste di sesso sembrerebbe, infatti, troppo poco per scatenare una furia omicida di quella violenza e ferocia. Il giovane ha poi ammesso di essere andato ad Acqua dei Corsari con la C3 di Pandolfi. Auto che, dopo l'omicidio, non è mai stata ritrovata. Il ragazzo, però, non sa guidare ed è quindi impossibile che sia stato lui a farla sparire. Per questo agenti e pubblici ministeri sospettano la presenza di complici che avrebbero aiutato il ragazzo, ora in stato di fermo, a compiere l'omicidio.  (da PalermoToday)

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