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Venerdì, 29 Marzo 2024
CAMORRA / Caserta

Camorra, scambiati per boss e uccisi per errore: due arresti

A una svolta le indagini sull'omicidio di Pasquale Pagano e Paolo Coviello, commesso il 26 febbraio del 1992: l'operazione portata a termine dai carabinieri di Casal di Principe (Caserta). I due furono scambiati per due membri degli "Schiavone"

CASERTA - I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Casal di Principe, coordinati dai magistrati della Procura di Napoli della Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due affiliati al clan dei casalesi, fazione Venosa, ritenuti responsabili del duplice omicidio di Pasquale Pagano e Paolo Coviello, commesso il 26 febbraio 1992 a Casapesenna.

UCCISI PER ERRORE - Il delitto maturò nell'ambito della guerra di camorra tra le fazioni Venosa e Schiavone, all'epoca contrapposte, e venne commesso dalla prima colpendo per errore due vittime, estranee ai contesti criminali, scambiate per i veri obiettivi dell'agguato. Uno dei destinatari del provvedimento è l'attuale reggente della fazione Venosa del clan dei casalesi.

LE ACCUSE - Gli indagati sono ritenuti responsabili di duplice omicidio premeditato e aggravato, commesso in concorso tra loro, per motivi abietti e futili e al fine di agevolare il clan dei Casalersi, in particolare la fazione che fa capo alla famiglia Venosa.

LE INDAGINI - L'attività investigativa dei carabinieri, avviata nel giugno 2014, ha consentito di ricostruire che i due indagati uccisero Pasquale Pagano e Paolo Coviello insieme ad altri tre indagati, attuali collaboratori di giustizia. 

FREDDATI IN AUTO - Pagano e Coviello furono raggiunti da diversi colpi d'arma da fuoco in via Campo d'Isola (attuale via Vasco De Gama) mentre erano a bordo di una Renault Clio. L'agguato si consumò nell'ambito della faida tra la famiglia Venosa e la fazione Schiavone del clan dei Casalesi. I veri obiettivi dei sicari, spiega in una nota il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, erano Alfredo Zara e Francesco Frascogna.

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