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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città Perugia

Intascava i ticket dei pazienti: medico torna libero, ma senza lavoro

evocati gli arresti domiciliari per il gastroenterologo perugino accusato di truffa. Sostituita la misura cautelare con la sospensione dal servizio,già adottata in sede amministrativa

Torna libero il gastroenterologo perugino M. F. (queste le sue iniziali), finito nella bufera per truffa, falso ideologico e falso materiale. Sono queste le accuse mosse contro il medico di 43 anni dopo un’indagine svolta dai carabinieri del Nas: per una somma di circa 500 euro, si sarebbe intascato i soldi dei pazienti, invece di versarli al Cup. “Con decreto depositato oggi è stato rimesso in libertà con revoca degli arresti domiciliari, imputato di avere chiesto modeste somme a qualche assistito" – spiegano i legali dell'uomo.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia, Alberto Avenoso ha infatti accolto l’istanza presentata dai difensori del Medico, Prof. Siro Centofanti e avvocato Nicola Di Mario, che sia con una dettagliata memoria scritta sia nel corso dell’udienza del 31 maggio 2017, avevano evidenziato come, avendo il Medico ricevuto una sanzione disciplinare di 6 mesi dall’Azienda USL Umbria 1, le esigenze cautelari e afflittive erano state già svolte da tale sanzione. Il Giudice ha così applicato una misura interdittiva di sospensione dall’impiego di durata coincidente con quella già disposta dall’Azienda USL Umbria 1, che si concluderà fra poche settimane.

Le accuse Per fare saltare la fila al Cup ai pazienti, che dopo la gastroscopia necessitavano di ulteriori accertamenti istologici, si faceva dare i soldi che poi avrebbe versato lui stesso all’Azienda ospedaliera. In realtà, secondo l’accusa, se li sarebbe intascati personalmente. I pazienti avrebbero pagato, in alcuni casi,  anche il corrispettivo per la prestazione della gastroscopia. Il tutto, in un arco temporale che va dal 2015 al 2016. Poi, per coprire l'inganno, avrebbe inserito i codici da cui doveva risultare l'esenzione dal ticket. Gli ammanchi contestati, ammonterebbero a circa 520 euro.

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