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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città Bari

Nascosto nel motore dell'auto: l'incredibile viaggio di un afghano

Un ragazzo di 18 anni è stato fermato questa mattina nel porto di Bari: viaggiava nel vano motore di una Nissan

BARI - Che avvenga su un barcone in balia del mare o sotto un tir, lo sbarco dei profughi in Italia assume spesso i caratteri del dramma. Nel porto di Bari, poche settimane fa, gli agenti della polizia di frontiera avevano scovato un cittadino afghano nascosto in un minuscolo vano ricavato all'interno di un'autovettura.

Proprio questa mattina, nello stesso luogo, c'è stato un episodio analogo e, se si vuole, ancora più incredibile: un ragazzo afghano di 18 anni ha viaggiato per ore in uno spazio angusto del vano motore di un'auto. Il giovane avrebbe pagato sei mila euro in contanti ad un'organizzazione criminale per riuscire ad entrare nel nostro Paese. L'automobile, una monovolume Nissan, proveniva dai porti ellenici di Patrasso e Igoumenitsa ed è sbarcata nel porto del capoluogo pugliese salla motonave "Superfast1".

Ad accorgersi della presenza del profugo sono stati gli agenti della polizia di frontiera, che nel corso di un normale controllo hanno notato lo strano nervosismo del conducente del mezzo, un cittadino bulgaro di 24 anni. Gli agenti hanno così deciso di ispezionare più a fondo il mezzo, e quando hanno sollevato il cofano della vettura, si sono trovati davanti l'incredibile scena: il giovane era rannicchiato in uno spazio minuscolo, con solo un cuscino e una coperta a separarlo dalle parti meccaniche incandescenti.

Il giovane era in stato di semi-incoscienza, ed è stato immediatamente soccorso e rifocillato. Quando si è ripreso, ha raccontato agli agenti di essere in quelle condizioni da circa 20 ore, e di aver versato seimila euro in contanti ad un'organizzazione criminale che gli aveva promesso di farlo entrare clandestinamente in Italia. I due cittadini bulgari a bordo del mezzo, il conducente 24enne e una donna di 39 anni che era con lui, sono stati arrestati con l'accusa di favoregiamento dell'immigrazione.

Secondo le prime verifiche compiute dalla polizia, il marito della donna era già stato arrestato il 30 aprile scorso dalla Polizia di frontiera di Brindisi, e doveva scontare una pena di due anni e mezzo di carcerazione, proprio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli investigatori ipotizzano quindi che marito e moglie facciano parte della stessa organizzazione dedita al trasporto di immigrati clandestini. (da BariToday)

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