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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Rimini, prime prostitute tassate: "costrette" ad aprire la partita Iva

In almeno quattro casi durante controlli fiscali l'Agenzia delle Entrate ha costretto alcune lucciole a "regolarizzare" gli incassi

RIMINI - "Il meretricio è soggetto a tassazione perché attività lecita". Lo dice una sentenza della Cassazione del 2010. Forti di questa affermazione, l'Agenzia delle Entrate di Rimini in almeno quattro casi, durante controlli fiscali, ha "costretto" alcune lucciole ad aprire la partita Iva e a pagare tasse e contributi sulle prestazioni effettuate. O meglio "servizi alla persona", come recita l'oggetto dell'attività.

Le lucciole, però, annunciano ricorsi. La professione più antica del mondo, come viene definita la prostituzione, è dunque un'attività lavorativa autonoma. E quindi va tassata. Gli ispettori dell'Agenzia delle Entrate trovandosi di fronte casi di donne con cospicui conti in banca giustificati con l'attività di meretricio non si sono persi d'animo e hanno costretto le "colpevoli" ad aprire la partita Iva.

Dichiarandosi prostitute all'Erario pensavano di "farla franca", invece la sentenza di Cassazione del 2010 (ribadita nel 2011) dice chiaramente che è reato lo sfruttamento della prostituzione, ma non la "vendita" volontaria del proprio corpo. E le tasse vanno pagate. Ma tra balzelli, contributi ed ovviamente sanzioni le lucciole si sono viste recapitare cartelle esattoriali con tanti zeri. Da qui la decisione di fare ricorso. (da RiminiToday)

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