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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città Brescia

"Sei femmina, passi la serata con me": lo "rifiuta" e viene presa a pugni

L'episodio venerdì sera, fuori da un locale a Brescia. Nessuno si sarebbe fermato per aiutare la giovane o chiamare i soccorsi. Il suo racconto a BresciaToday

Sul volto porta ancora i segni della tremenda aggressione subita venerdì sera: il labbro inferiore tenuto insieme da alcuni punti di sutura, l’incisivo superiore spaccato. Ma per Giada (nome di fantasia) quelli sono i danni minori. Sa che le ferite guariranno con il tempo, a differenza della paura, che non la lascia un istante.

La giovane è terrorizzata, basta guardarla negli occhi per capirlo, la sua voce e le sue mani non smettono di tremare mentre ci racconta la brutale aggressione che ha subìto al termine di una serata passata con un’amica, in un bar della zona ovest della città. Vive con il terrore di trovarsi di nuovo faccia a faccia con lo sconosciuto, di poco più grande di lei, che ha sferrato quel pugno che le ha spaccato il labbro, mandandola a terra e facendole perdere i sensi.

Si è svegliata con il sangue sul viso, il labbro tumefatto e l’amica Rachele che le bagnava la testa. Rachele è stata l’unica persona su cui ha potuto contare. A fare più male delle ferite è l’indifferenza, della titolare del locale, come dei passanti. “Avevamo entrambe i telefoni scarichi e abbiamo chiesto aiuto dentro al bar - racconta Giada -  ma ci è stata chiusa la porta in faccia, così abbiamo provato a fermare le auto che passavano, ma nessuno si è fermato o ci ha prestato il telefono per chiamare le forze dell’ordine.”

Giada è diventata maggiorenne da poco, ma ha mostrato più coraggio e saggezza degli adulti. Il giorno successivo ha denunciato chi l’ha picchiata, alla Polizia, come a noi: “Non voglio che ci siano altre vittime, anche se convivo con il timore che il mio aggressore mi venga a cercare e tremo all’idea di incontrarlo per strada. Ho deciso di raccontare quello che mi è successo, perché spero che quel balordo non la passi liscia e che altre ragazze non subiscano quello che ho patito io.”

È stata atterrata da un pugno, perché prima ha ‘rifiutato’, poi ha tenuto testa a uno sconosciuto: “Mi ha picchiata solo perché sono una femmina - grida con tutta la rabbia che ha in corpo -. Io e la mia amica abbiamo rifiutato di trascorrere la serata con lui e la sua compagnia: ci siamo sentite dire che eravamo donne e quindi dovevamo fare quello che dicevano loro. Da qui l'inizio di diversi botta e risposta, sempre più maschilisti e offensivi. Poi ci hanno attese fuori del locale. Mentre aspettavo che la mia amica pagasse, sono stata colpita da uno di loro e dei momenti successi non ricordo nulla. La mia amica è riuscita a difendersi e a metterli in fuga, con la minaccia di chiamare la polizia”.

Dal giorno successivo alla brutale aggressione cerca di raccogliere indizi e prove da portare alla polizia, come gli eventuali filmati delle telecamere di sorveglianza,  perché risalga all’identità del suo aggressore, che si augura non la faccia franca. “Finché non lo troveranno non mi darò pace. Non esco più di casa da sola, ho paura addirittura ad andare a scuola o ad uscire sul terrazzo della mia abitazione. Sono giorni che penso e parlo solo di quell’episodio: è diventata quasi un'ossessione. Non avrei mai creduto che potesse accadermi una cosa simile, e per quale motivo, poi? Perché non sono stata zitta ad incassare i tremendi insulti che mi ha rivolto? Ma in che mondo viviamo?”.
 

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