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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Soccorre un ciclista investito: licenziato dal datore di lavoro

Un ragazzo di 25 anni ha soccorso un ciclista investito in strada a Roma. Il giorno dopo arriva l'amara e sconcertante sorpresa: licenziato in tronco. Ecco il racconto del ragazzo

ROMA - Per tutti è un eroe, tranne che per il suo datore di lavoro che, senza pensarci tanto, l'ha licenziato. E' una storia assurda quella che ha per protagonista Massimo Cibelli, 25enne che - secondo il suo racconto - lavorava in nero da sei mesi in un bar vicino ad un McDonald's di via Tuscolana, nella Capitale.

Lo scorso sabato, Massimo ha soccorso un ciclista 21enne investito ed è stato licenziato. E' stato l'unico ad intervernire per aiutare il ciclista steso sull'asfalto dopo un incidente ma, se per molti il suo è stato un gesto da osannare, il suo datore di lavoro era di tutt'altro avviso: il giorno dopo, infatti, l'ha mandato via dicendo di non avere più bisogno di lui.

IL RACCONTO DI MASSIMO - "In quel momento c'erano moltissime persone intorno a me" - ha raccontato il giovane soccorritore all'agenzia Asca - ma nessuno è intervenuto. Allora mi sono fatto coraggio e sono andato ad aiutare Marco, il ciclista, che nel frattempo aveva perso conoscenza ed era ferito gravemente. Oggi so che è ricoverato in ospedale con i polmoni perforati, il fegato distrutto dall'impatto e fratture multiple".

E sul licenziamento il giovane commenta: "Lavoravo in quel bar da quasi 30 giorni dopo 6 mesi di disoccupazione. Al momento dell'incidente sono stato fuori il locale per appena 40 minuti, fino all'arrivo dell'ambulanza e dei carabinieri".

E non solo Massimo non ha più un lavoro, ma lotta da due anni contro un cancro ai polmoni. "Il mio responsabile - ha detto sempre all'Asca - lo sapeva, sapeva che sono stato malato, che sono stato sottoposto a chemioterapia, sapeva che ero stato disoccupato, che avevo l'affitto in scadenza e che mi ero allontanato solo per salvare la vita di quel ciclista".

Ma quando "i carabinieri sono entrati nel locale per chiedere i miei documenti affinché depositassi quanto sapevo sull'accaduto è andato su tutte le furie e tra noi è scoppiata una piccola lite. Mi ha rimproverato che essendomi intromesso per soccorrere quel ciclista le forze dell'ordine potevano scoprire che io lavorassi in nero per lui e fargli chiudere il locale".

Inoltre, prosegue il giovane, "in quel momento non pensavo potesse arrivare a licenziarmi. Eppure il giorno dopo, quando mi sono recato al bar, alle 15, mi ha detto che non aveva più bisogno di me, liquidandomi con 200 euro, quando ne avrei dovute prendere 600". (da RomaToday)

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